Omega Strike, un altro metroidvania, ma con i commando – Recensione

Un metroidvania niente male, ma non eccessivamente godibile: la recensione di Omega Strike

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Il genere dei metroidvania sta avendo una seconda giovinezza da qualche anno a questa parte, è innegabile. Tra ritorni dei maestri del genere come Bloodstained: Ritual of the Night e piacevoli sorprese come Axiom Verge, ci sono tante produzioni più o meno piccole dedicate a questa tipologia di videogiochi molto selettiva, quasi elitaria in un certo senso, che sono degne di attenzione. Tra queste c’è anche Omega Strike, un metroidvania abbastanza classico in cui, a differenza del solito, si spara veramente tanto.

Un po’ Metal Slug, un po' film di serie Z, l’idea di Omega Strike è molto semplice: il malvagio dottore/scienziato Doctor Omega ha creato l’Alpha Elixir, un intruglio in grado di creare soldati potenziati i quali sono ovviamente mutati in umanoidi mostruosi al soldo dello stesso dottore, il quale ora li usa come carne da macello per dominare il mondo. A contrastare i piani del dottore ci saranno tre eroici soldati, dei commando addestrati in grado di contrastare tutte le amenità di laboratorio varie ed eventuali.

Una squadra di tre soldati che sarà controllata per intero, con la possibilità di cambiare personaggio al volo in qualsiasi momento. Anche in questo caso non siamo di fronte ad una grande novità, ma tutto sommato l’idea funziona bene.

[caption id="attachment_186522" align="aligncenter" width="1920"]Omega Strike screenshot Alcune sezioni sono piuttosto impegnative[/caption]

Uno dei personaggi è in grado di fare una capriola che serve ovviamente a schivare i colpi, ma anche ad infilarsi nei pertugi più stretti delle mappe, nonché di arrampicarsi sulle tubature. Il secondo può esibirsi in un doppio salto, mentre il terzo ha una forza straordinaria e può aprire varchi muovendo grosse rocce o impedimenti vari. Nel corso del gioco ognuno degli eroi riceverà ulteriori potenziamenti e nuove abilità, le quali serviranno non solo ad essere più efficaci negli scontri, ma anche a raggiungere nuove aree della mappa.

"C’è una dose massiccia di backtracking, un classico dei metroidvania, che tuttavia in Omega Strike viene percepito con più pesantezza rispetto al solito"C’è quindi, inevitabilmente, una dose massiccia di backtracking, per la maggior parte del tempo sopportabile, che però in alcuni porta a ripercorrere lunghe porzioni di mappe anche di notevoli dimensioni. Un classico dei metroidvania, che tuttavia in Omega Strike viene percepito con più pesantezza rispetto al solito.

Ogni mappa è divisa in zone, che pullulano di nemici di vario tipo, anche se non troppo vario, in realtà. Molti degli avversari sono dei reskin abbastanza palesi, magari con armi diverse ma che, in fin dei conti, si muovono e comportano allo stesso modo. Nemmeno i boss sono mai troppo esaltanti, perché dotati di pochi pattern di attacco che, una volta intuiti, si affrontano solo con un po’ di pazienza nel dover ripetere sempre quelle due-tre routine di movimento.

[caption id="attachment_186523" align="aligncenter" width="1920"]Omega Strike screenshot I boss, invece, un po' meno[/caption]

Tuttavia c’è anche una certa profondità, perché nella cittadina che fa da hub centrale è possibile investire le monete raccolte in giro per il livello allo scopo di potenziare armi e personaggi, oppure comprare medikit e rifornimenti utili all’esplorazione, come un comodo teletrasporto ad uso singolo per tornare immediatamente alla base.

Omega Strike è, insomma, un metroidvania senza troppi fronzoli. All’inizio, inoltre, fa una cosa molto intelligente separando i tre eroi dopo averli fatto giocare per un po’, così da rendere il giocatore subito pronto all’azione quando, dopo aver risolto un paio di mappe, riuscirà a tornare alla formazione completa salvando gli altri due alleati.

Un titolo quindi che, nel suo genere, sta nel mezzo. Ci sono metroidvania di gran lunga peggiori, ed altri migliori. Funziona, fa quello che deve, senza mai lanciarsi in guizzi particolari. Parziale nota di demerito per lo stile grafico in pixel art un po’ anonimo, che su pannelli TV di dimensioni generose potrebbe infastidire la vista di alcuni. Il gioco ideale per Nintendo Switch, su cui però non è stato sviluppato.

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