Old People, la recensione

Attraverso una ottima messa in scena horror, Old People parla con parole semplici dell’ambiguità con cui si guardano gli anziani nelle società contemporanee.

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La nostra recensione di Old People, su Netflix dal 7 ottobre

Si dice spesso che i film di genere usano mondi o avvenimenti fantastici per parlare in modo metaforico della società e dei suoi problemi. Ecco, Old People di Andy Fetscher è un esempio lampante di come questa cosa si possa fare ancora benissimo con l’horror: usando infatti con scioltezza l’immaginario dello zombie movie e del survival (per intenderci: Resident Evil, Io sono Leggenda, ma scomodiamo pure L’alba dei morti viventi…) Old People parla con parole semplici dell’ambiguità con cui si guardano gli anziani nelle società contemporanee. Affettuosi custodi di dell’ideale familiare o inutili corpi decadenti e un po’ rivoltanti?  

Il discorso che farà Old People - senza svelarlo troppo - sarà piuttosto conservatore e si potrà concordare o meno: eppure la cosa davvero interessante di questo film di puro genere è che non solo riesce a farlo senza urlarlo in faccia allo spettatore, ma usa proprio l'elemento horror del corpo anziano e rivoltante per scatenare quegli stessi pensieri antitetici (lo troviamo mostruoso, ma allo stesso tempo teneramente fragile) che sono il tema del film.

La storia è semplice: madre, figlia grande e figlio adolescente si recano in un paesino di campagna per il matrimonio della zia. Nel paesino vivono ormai solo anziani, ma la non troppo allegra famigliola ha un altro motivo per essersi recata lì: prendere il nonno dall’ospizio per portarlo al matrimonio (magari ci scappa anche qualche trauma intergenerazionale).

In un crescendo sottile e ottimamente costruito, ecco che gli anziani da creature del silenzio (guardano, mugugnano, ma non parlano mai) diventano creature notturne del terrore, veri e propri zombie d’assalto che con una furia omicida, violenta e meschina, faranno di tutto per sterminare i visitatori. Gli anziani sono quindi umani ridotti ad una dimensione animale - come loro stessi dicono - che nel cercare approvazione trovano solo la lingua della violenza per essere visti e ritenuti importanti dai giovani: in questo caso come un pericolo, qualcosa da tenere in conto.

Alcune trovate narrative faranno un po’ storcere il naso (la pietra millenaria come simbolo del rispetto dovuto agli anziani) eppure in questa ingenuità un po’ kitsch Andy Fetscher alla fine colpisce con un gusto cinefilo proprio nel segno del buon vecchio film horror da cassetta. Questa ingenuità poi si trasforma in una voglia tremenda di creare azione, violenza, insomma momenti terribili e ripugnanti dove il continuo tendere alla carne più giovane per deturparla o contaminarla (sbavano, vomitano) è la linea rossa che congiunge la metafora al visivo. L'horror arriva quindi in Old People ai suoi massimi picchi di chiarezza e terrore proprio quando il contatto generazionale si fa contaminazione.

Questo universo bavoso e sanguinolento è reso proprio nei luoghi del survival movie e con le sue scene tipiche: la macchina ricoperta di corpi striscianti, il gruppo di ultimi sopravvissuti che si deve barricare in casa mentre questa è circondata, la classica depandance degli attrezzi… Niente di più banale, eppure la capacità di Fetscher di trovare sempre la giusta angolazione, il giusto ritmo e i giusti primi piani (questi anziani hanno delle facce straordinarie) lo rende un film semplicemente ottimo.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Old People? Scrivetelo nei commenti!

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