Ogni maledetto Natale, la recensione

La commedia alternativa del periodo natalizio esce molto prima ma mantiene le sue promesse, Ogni maledetto Natale aderisce al genere festivo, ha una comicità devastante e anche delle idee

Critico e giornalista cinematografico


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La confezione è quella del film di Natale, il sottogenere della commedia è quello. C'è una coppia dalla grande dolcezza che, illuminata dalle lucine degli addobbi, si innamora teneramente. Dopo una prima difficoltà lui decide di accompagnarla a fare la vigilia con la sua famiglia in campagna, lei lo raggiungerà il giorno dopo al pranzo di Natale con i suoi in città. Su questa base, invece che dar vita ad una storia di tradimenti e inganni a ripetizione meccanica (come è tradizione del cinema di Natale italiano) o una di grottesca inadeguatezza (com'è capitato negli ultimissimi anni) il trio Ciarrapico, Vendruscolo, Torre anima una commedia che pare spagnola per ritmo e trovate esagerate, per mostruosità dei personaggi, sfiducia nella tradizione e originalità delle conseguenze. Dopo che due anni fa Una famiglia perfetta portò un adattamento spagnolo in sala per Natale (sempre con Marco Giallini, ora un altro film italiano approccia la satira delle feste orbitando intorno a quello stile.
Il trio di autori di Boris ovviamente ne ha uno suo di stile ma nel momento in cui la loro poetica della vessazione sempre e comunque (come loro stessi l'hanno definita) incrocia l'esigenza di un genere preciso il risultato è stato questo.

La commedia di Natale è tale perchè non ignora la festività: o la celebra o la massacra. Ogni maledetto Natale non può che scegliere la seconda opzione: il Natale fa schifo, perchè costringe ad andare contro la corrente più sana che ci sia, ovvero l'emancipazione dalla famiglia, costringe a ritornare nel nido e a subirne di nuovo pressioni e fastidi, scatenando il peggio in ognuno. Resistervi è quasi impossibile. Da questo presupposto che già pare vincente, gli autori concepiscono due famiglie, due facce della medesima medaglia (per questo anche interpretate dai medesimi attori), due nuclei che non ascoltano per ignoranza o per egoismo, per superbia o per algidità. La disperata rassegnazione umana all'essere dei peggiori, per la quale erano diventati famosi con Boris, lascia il posto prima ad una creazione fantastica che inserisce nel viterbese una specie di mitologia da America di provincia, poi una più consueta critica dell'alta società in cui Corrado Guzzanti inietta una geniale visione del personale di servizio filippino, più mostruoso dei padroni perchè figlio della loro cultura in cui si specchia e trova senso d'esistere, custodi maniacali dell'ordine e occultatori di qualsiasi macchia o imperfezione con un immutabile fasullo sorriso sereno. Come l'house negro interpretato da Samuel L. Jackson in Django Unchained non prendesse mai il potere.

Sfruttando l'umorismo che abbiamo imparato a conoscere in Boris, Ciarrapico Vendruscolo e Torre hanno l'intelligenza di arruolare un cast all star di grandissimi attori di commedia e di lasciarli (quando serve) a briglia sciolta, di pensare tutto intorno a loro (solo così si ottiene la gag fenomenale di Pannofino quando Laura Morante gli chiede se anche lui si suiciderebbe per amore di lei, un'espressione da cinema italiano dei tempi migliori). L'idea di regia non va molto più in là di così. E forse è un bene.

Lungo le diverse e divertentissime situazioni si riconosce molto spesso l'ironia tipica di Corrado Guzzanti o le trovate di Giallini e Mastandrea, guizzi immensi sorretti dal surrealismo di base del trio di autori (il gioco di carte, la mitologia della "bestia"). L'uno dà una mano all'altro. Nonostante non tutto sia al suo posto e nei momenti in cui non c'è da far ridere corrosivamente il film arranchi, dando l'idea di essere infastidito nel fare qualcosa di usuale e convenzionale (ma del resto la cornice del film di Natale è quella e l'hanno scelta loro), lo stesso Ogni maledetto Natale mantiene la promessa delle sue premesse: essere diverso, non essere provinciale, essere intelligente e soprattutto dare ad alcuni tra i migliori attori italiani (Mastandrea, Giallini, Pannofino) un campo in cui giocare alla loro altezza.

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