Odio Favolandia vol. 4, la recensione
Abbiamo recensito per voi il capitolo finale di Odio Favolandia, la saga splatter-fiabesca di Skottie Young
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Nel terzo capitolo della saga cinica e fiabesca assieme di Skottie Young, avevamo lasciato la pestifera mortale dai capelli verdi intrappolata all'inferno e certi suoi nemici a tramare per prendere il suo posto di nemico pubblico numero uno delle terre di Favolandia. In questo quarto e ultimo volume, assistiamo a un ribaltamento e alla coronazione del percorso di Gert verso un'accettazione di se stessa e del proprio destino. Riuscirà la ventisettenne frustrata nel corpo di bambina a tornarsene finalmente a casa, dopo aver subito la peggiore delle sconfitte?
C'è da scoprirlo divertendosi, come sempre siamo riusciti a fare con questo esercizio di stile di Young. Odio Favolandia non è certo un fumetto che brilla per l'originalità e la struttura perfetta della sua sceneggiatura. Ha dialoghi divertenti, ottime idee di messa in scena, ci regala scene spassosissime e personaggi visivamente affascinanti per caratterizzazione e interazione; ma non è certamente una storia che brilla per equilibrio. I suoi difetti sono evidenti: semplicemente, non abbiamo gran voglia di notarli e di sottolinearli, perché questo fumetto rimane comunque uno spassoso, coloratissimo, cattivissimo spettacolo per gli occhi.
Odio Favolandia giunge a conclusione perché doveva. Lo dice persino il suo autore, per bocca dei dialoghi di apertura del volume. Non siamo certi che lo abbia fatto seguendo ciò che la storia e le sue dinamiche dettavano. Tutto appare un po' affrettato e gli eventi sempre mediamente secondari rispetto alla forma con cui sono messi sulla pagina dall'autore, ma va bene così. Dubitiamo che questa serie avesse la missione di essere una pietra miliare. Da sempre la consideriamo un grande giocattolone dai colori brillantissimi, in grado di mostrarci tutta la forza immaginativa del suo creatore. In questo, ha avuto successo.
Saremo felici di farla leggere ai nostri figli, un giorno, quando le favole li avranno stancati e li considereremo pronti a qualcosa di diverso. Appena prima di instradarli ai film di Quentin Tarantino.