Ocean's Twelve
Ok, sto decisamente invecchiando. Non riesco infatti a capire l’entusiasmo per questa serie di film all star, francamente noiosetta e senza un senso logico...
Tutto è infatti incentrato sui dialoghi brillanti (che però non sempre lo sono) e sulla capacità dei protagonisti di interagire in maniera divertente. Ma spesso le scene risultano troppo dilatate per convincere veramente, come se gli interpreti fossero troppo compiaciuti nel fare il loro lavoro e non ci fosse più nessuno a porre un freno alla loro anarchia espressiva. Insomma, il film sembra peccare di “tarantinismo” ed essere più interessato al piacere puro di raccontare che alla preoccupazione di farlo in maniera efficace e coerente.
Prendiamo, per esempio, l’inizio del film. Il personaggio di Andy Garcia riesce finalmente a scoprire dove si nascondono gli undici di Ocean e li va a trovare, ovviamente un po’ incavolatello. Ecco che davanti ai nostri occhi scorrono le scene con questi incontri, alcuni anche molto divertenti. Ma quando capiamo che vedremo tutti gli incontri (peraltro, spesso non proprio essenziali e brevi, ma discretamente dilatati), per quasi dieci minuti di pellicola, allora inizia a serpeggiare la noia.
E l’impressione che tutti siano degli idioti (soprattutto i presunti maestri del crimine, Danny Ocean o il “mitico” Nightfox) è forte.
Se il primo capitolo suscitava qualche sorrisino, ma in pratica lasciava perplessi per la stupidità del piano “perfetto” (sì, perfetto, se i proprietari di un casinò e i responsabili della sicurezza non vedono l’ora di farvi rubare quello che volete), qui si esagera.
Infatti, non solo il piano è assolutamente demenziale (soprattutto perché ancora una volta le forze di polizia sono viste come composte esclusivamente di imbecilli) e sconvolge alla fine per come riesce (misure di sicurezza ai minimi termini), ma soprattutto, se ci si dedica un minimo di attenzione, ci si accorge che gli ultimi cinque giorni prima della scadenza sono assolutamente senza senso.
D’altronde, una cosa è chiara: è tutto un gioco. Il che andrebbe bene, se fosse un gioco divertente per lo spettatore (avete presente The Italian Job, quello con Michael Caine ovviamente? Ecco cosa intendo io per divertimento).
Prendiamo, per esempio, la scena surreale con Robbie Coltrane, in cui Matt Damon non trova di meglio che recitare una canzone dei Led Zeppelin. E’ divertente come vorrebbe essere? No. O le varie citazioni presenti, non proprio utilissime (Crocevia della morte, Happy Days, Il sesto senso, quest’ultimo ripreso dallo stesso Bruce Willis, che probabilmente si trovava dalle parti del set in quei giorni ed è stato inglobato d’ufficio per un cammeo inutile)? O la “rivelazione” sul prossimo film di Julia Roberts, “I pagliacci non dormono mai”? Mah...
Peccato, perché di materiale interessante ne abbiamo molto. A cominciare dalla colonna sonora, ancora più fica di quella originale, a firma David Holmes.
O la maniera intelligentissima di mostrare il primo colpo dei nostri eroi, attraverso gli occhi della detective Zeta-Jones (non proprio credibilissima nella parte, ma pazienza).
Simpatiche anche alcune battute antipolitically correct, come quando Matt Damon si preoccupa di rubare ad un handicappato, senza che questa preoccupazione sia condivisa anche dagli altri.
E un dubbio ossessionerà noi italiani per i prossimi anni: la via Andreotti citata alla fine del film è casuale o è una frecciatina al nostro passato?
Insomma, la montagna ha partorito soltanto un piccolo topolino. E non è neanche simpatico e carino come quelli dei cartoni animati...