Gli oceani sono i veri continenti, la recensione | Festival di Venezia
Con ambizioni elevate e un bianco e nero seriosissimo Gli oceani sono i veri continenti sembra sapere più cosa vuole essere che come esserlo
La recensione di Gli oceani non sono i veri continenti, film di apertura delle Giornate degli autori al Festival di Venezia
Perché la fattura di Gli oceani sono i veri continenti in realtà è buona, il film è corretto e giusto. Il problema è che suoi quadretti di vita ordinaria e marginale, sicuramente molto veri ma al tempo stesso estremamente convenzionali per il cinema d’autore, sono modalità espressive abusate e svuotate di significato da tempo ormai. Rappresentano i soliti marginali con animi sensibili con un bianco e nero che cerca il poetico senza trovarlo. Soprattutto li mette in scena con una seriosità e una pomposità che denotano una scarsa voglia di divertirsi con i propri soggetti (perché ci si può divertire anche con i film seri, mai con quelli seriosi) che mal si accoppia alla difficoltà nell’imbastire il rapporto tra storie scelte e immagini usate per raccontarle.
Ma se dovessimo scegliere la perfetta rappresentazione di questo rapporto sbilanciato tra aspirazioni ed esiti sarebbe lo spettacolo di marionette. Lungo il film vediamo uno dei personaggi preparare uno spettacolo di marionette con i fili, cercando la maniera di usarle per esprimere emozioni poi lo vediamo rappresentato. L’idea è molto forte e in film come Il ladro di orchidee abbiamo visto che forza abbia uno spettacolo di marionette ben fatto e ripreso, ma non solo questo non è impeccabile (e quindi non dà quell’impressione spiazzante oggetti inanimati dotati di potente umanità), ha anche il problema di non essere ripreso nella maniera migliore e così non riesce a creare l’improvvisa performance di una persona che esprime se stessa in una maniera che non potevamo immaginare prima. È solo uno spettacolo di marionette amatoriale.
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