Gli oceani sono i veri continenti, la recensione | Festival di Venezia

Con ambizioni elevate e un bianco e nero seriosissimo Gli oceani sono i veri continenti sembra sapere più cosa vuole essere che come esserlo

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Gli oceani non sono i veri continenti, film di apertura delle Giornate degli autori al Festival di Venezia

Non si può davvero dire che Gli oceani sono i veri continenti sia un esordio che dimostra originalità. Con un impianto dal canonico semidocumentarismo questa storia di differenti esseri umani nella Cuba moderna dimostra solo una cosa: che Tommaso Santambrogio conosce le regole non scritte del cinema d’autore, ha visto tutti i film che c’erano da vedere e ha capito come muoversi in quei confini. Di tutto il resto che è richiesto a un film, specialmente a un esordio, cioè personalità e capacità di raccontare qualcosa di proprio, autonomo e almeno con un taglio unico, non c’è traccia. Sarebbe stata più che comprensibile un po’ di incertezza nella fattura per un primo film ma una simile mancanza di voce personale, urgenza e forza espressiva al di là dei limiti no.

Perché la fattura di Gli oceani sono i veri continenti in realtà è buona, il film è corretto e giusto. Il problema è che suoi quadretti di vita ordinaria e marginale, sicuramente molto veri ma al tempo stesso estremamente convenzionali per il cinema d’autore, sono modalità espressive abusate e svuotate di significato da tempo ormai. Rappresentano i soliti marginali con animi sensibili con un bianco e nero che cerca il poetico senza trovarlo. Soprattutto li mette in scena con una seriosità e una pomposità che denotano una scarsa voglia di divertirsi con i propri soggetti (perché ci si può divertire anche con i film seri, mai con quelli seriosi) che mal si accoppia alla difficoltà nell’imbastire il rapporto tra storie scelte e immagini usate per raccontarle.

Santambrogio ha frequentato le scuole giuste e le persone giuste (il suo corto omonimo da cui questo lungo nasce aveva la produzione e le musiche di Lav Diaz) e chiaramente vuole giocare in quel campionato nonostante manchino le idee. Ad esempio il film possiede uno scampolo di narrazione, intrecci lievi e marginali, tuttavia non ha l’abilità che invece mostrano i film di Lav Diaz di far bastare quel poco per sostenere tutto il resto. Oppure un inizio molto bello, tra il naturalistico, il reale e lo stupefacente che fa pensare al cinema da poeta dell’esplorazione di Werner Herzog, è una promessa che poi il film non ha intenzione di mantenere, anzi tutto gli Oceani sono i veri continenti andrà proprio in un’altra direzione.

Ma se dovessimo scegliere la perfetta rappresentazione di questo rapporto sbilanciato tra aspirazioni ed esiti sarebbe lo spettacolo di marionette. Lungo il film vediamo uno dei personaggi preparare uno spettacolo di marionette con i fili, cercando la maniera di usarle per esprimere emozioni poi lo vediamo rappresentato. L’idea è molto forte e in film come Il ladro di orchidee abbiamo visto che forza abbia uno spettacolo di marionette ben fatto e ripreso, ma non solo questo non è impeccabile (e quindi non dà quell’impressione spiazzante oggetti inanimati dotati di potente umanità), ha anche il problema di non essere ripreso nella maniera migliore e così non riesce a creare l’improvvisa performance di una persona che esprime se stessa in una maniera che non potevamo immaginare prima. È solo uno spettacolo di marionette amatoriale.

Siete d'accordo con la nostra recensione di Gli oceani sono i veri continenti? Scrivetecelo nei commenti

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