Occhiali neri, la recensione
Avvicinarsi davvero a Occhiali neri è possibile solo con gli occhi dell'amore, quelli che ti fanno dimenticare i molti difetti e concentrare solo sul meglio
È un film sghembo Occhiali neri e questo è il suo elemento di fascino maggiore. Se si ha la voglia di farsi strada in una selva di problemi, se si vuole saltare gli steccati di una recitazione non solo approssimativa ma anche terribilmente ripetitiva (e no, Ilenia Pastorelli non aiuta), se si vuole guadare il fiume in piena di un ritmo altalenante e se si è disposti farsi bagnare da una pioggia di buone idee sfruttate malissimo, ci si trova di fronte un film nella sua essenza sorprendente e nella sua scrittura accattivante. Certo è necessario arrivare con gli occhi dell’amore, quelli che impediscono di innervosirsi quando ad esempio il killer è mostrato già a metà film senza una chiara ragione o un vantaggio per la storia o la tensione, se non l’afflosciarne il potenziale spaventoso, e dall’altro lato consentono di focalizzarsi solo sui pregi. Se non ci si approccia così Occhiali neri è un film massacrante.
In questa storia tutta fondata sul vedere, in cui un personaggio che diventerà cieco per un incidente d’auto ha un’epifania all’inizio, in Smart, durante un’eclisse, come se la sua vita fosse condannata a essere invasa dal buio (il momento migliore del film in cui tutto deve accadere e il sole oscurato porta con sé presagi primitivi), a fronte di una prima parte molto quieta e impostata, ce n’è una seconda sbilanciatissima, una fuga nel buio (per la protagonista) tutta di notte nei boschi vicino Roma. È una strana forma di horror senza troppo orrore (Matteo Cocco lavora bene ma davvero per rendere quei luoghi spaventosi serviva proprio tutta un’altra impostazione), un thriller affossato da dialoghi ripetitivi che però ha la buona intuizione di far vagare nell’oscurità due personaggi sbilanciati (l’unico a cui lei, una escort, può appigliarsi è un bambino, inutile), in mezzo agli animali, con un crescente senso epidermico di esposizione al pericolo.