Obi-Wan Kenobi parte 6 [finale]: la recensione

#ObiWanKenobi si chiude con un episodio riuscito, seppur non eccezionale, che tuttavia non salva la serie dalla sua povertà di idee

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Spoiler Alert

La conclusione di Obi-Wan Kenobi lucra sull’eccellente (e discusso) lavoro fatto nei film da George Lucas e si immerge nella nostalgia. Per questo è decisamente migliore degli altri, alla pari quasi dei primi due. Non per meriti tecnici, dato che la regia di Deborah Chow è ancora piatta e funzionale alla storia, lo è invece per quei frammenti di emozione che la saga di Star Wars ancora sa raccogliere nel grande mucchio di delusioni e speranze infrante.

Perché arrivati a fine corsa bisogna essere onesti. Obi-Wan Kenobi non è un totale fallimento, ma lo sembra per via di tutto quello che sarebbe potuta essere e non è. Schiacciata tra le due trilogie la serie usa tantissime energie per dare l’illusione che qualcosa succeda quando invece non cambia nulla. Si può capire benissimo che cosa è successo tra La vendetta dei Sith e Una nuova speranza anche senza questa “Star Wars Story”. Perché di questo si tratta: un film allungato in forma di serie. E si vede. Un progetto da cui si sarebbe dovuto articolare un nuovo futuro della saga, che avrebbe dovuto aprire spiragli per nuove avventure e nuovi personaggi. Ma questo, invece, non si vede per nulla.

Obi-Wan Kenobi: buoni propositi eseguiti male

L’idea controproducente è stata quella di riempire gli episodi di ostacoli da superare, di imprevisti e di luoghi che i personaggi devono raggiungere, che poi però sembrano sempre gli stessi, già visti mille volte. Invece quando funziona lo fa grazie alle interazioni tra i personaggi. Basta il dialogo tra Leia e Obi-Wan alla fine, o lo sguardo di Hayden Christensen attraverso la maschera, per riscattare tanto vuoto di ispirazione. 

Fortunatamente lo scontro tra Vader e il maestro Jedi è molto migliore di quelli visti in precedenza. Manca un po’ il senso di urgenza e la tensione sull’esito. Difficile biasimare qualcuno, data la posizione difficile dell’episodio che non può toccare nulla del canone. Non si poteva fare molto altro. In generale però questo episodio ha dato quello che è stato chiesto. Un duello duro, rigoroso, e combattuto sul piano fisico ma anche personale come un dissidio interiore. È bello che la debolezza di Vader sia derivata da un recondito affetto che ancora prova per il suo maestro.

Meno comprensibile è l’arrendevolezza di Obi-Wan Kenobi rispetto alla possibilità di mettere fine a tutto. Quando avrebbe potuto chiudere la partita e risparmiare interi pianeti non l’ha fatto. Un Jedi non uccide, soprattutto quando prova pietà, e va bene. Non si spiega però perché non provare almeno a far rinascere l’Anakin Skywalker che Vader ha schiacciato. Perché non provare a salvarlo?

Il design delle scenografie non rende onore alla saga

Quello che succede tra i due personaggi è accettabile, il dialogo funziona, sembra perfino troppo breve. Molto meno riuscito è tutto il contorno dove questo accade. Ogni duello memorabile di Star Wars avviene in una scenografia altrettanto memorabile. Mustafar era espressione visiva della violenza. Le sue esplosioni di lava, il rischio di cadere e morire, davano l’idea che l’intero pianeta fosse in guerra. Nelle serie di Star Wars invece il design degli ambienti è andato gradualmente in calando. È inaccettabile che il culmine di sei episodi avvenga nel buio e con uno sfondo così banale. Ci sono solo le rocce da sfruttare per variare l'azione, e la sola coreografia di spade non basta.

Come se dopo quel colpo di genio che è Grogu gli autori avessero smesso di creare. Sono così dipendenti dai film e dalle invenzioni di Lucas che questi prodotti sembrano vangeli apocrifi. Nel linguaggio audiovisivo: fan made. Perché non c’è un’idea che sembri concepita in libertà. Creativi con le catene, impauriti, che non soddisfano nessuno e non sono nemmeno in grado di deludere i fan. Perché Obi-Wan Kenobi non ha sapore, e se si può definire deludente è proprio per questo. Nemmeno Lucas era riuscito a trovare consenso con la trilogia prequel. Eppure anche il meno riuscito e contestato (episodio I o II a scelta) ha avuto un impatto maggiore di quanto avrà mai questa serie.

Obi-Wan ha la scena tutta per sé, ed è un problema

Sono tante le cose che non hanno funzionato: la gestione di Reva è stata travagliata. Impossibile empatizzare con lei. Anche Leia è stata una buona intuizione sbagliata. È stata annullata nell’arco di tre episodi centrali in cui era solo una zavorra. Non è stata scritta nessuna trama per lei. L’unico arco è quello del maestro Jedi il che rende la Principessa alla stregua di un McGuffin. 

Sono molto sbilanciate anche le apparizioni di Vader. Quello scontro nel capitolo 3 non ha avuto senso. Ha smorzato l’avvicinarsi dei due, ha fatto lo sgambetto al crescendo e ha indebolito di conseguenza lo scontro finale. Vader è sempre un piacere da vedere sullo schermo; se il design funziona ancora (incredibile che la sua maschera non sembri mai figlia di un’altra epoca) lo stesso non si può dire della sua personalità. Se un neofita lo vedesse per la prima volta grazie a questa serie non lo percepirebbe come uno dei più grandi villain della storia del cinema.

Ewan McGregor invece si diverte parecchio. Non ha messo più dello stretto necessario per portare a casa la performance, eppure è sempre un piacere vederlo in scena. Ci sono piccoli momenti in cui lui - e solo lui - ha fatto intuire cosa avrebbe potuto essere Obi-Wan Kenobi. Come quel primo piano sul finale della seconda puntata. Il volto terrorizzato nell’apprendere che Anakin Skywalker è ancora vivo e lo sta cercando. Non serviva molto altro. Solo far vedere che questi personaggi hanno un passato e dei sentimenti. Non sono soldati in missione, ma persone in tempo di guerra. 

Quale futuro per Star Wars?

Viene da chiedersi allora quale sarà il futuro della saga in televisione. Perché sembra esserci un vuoto spaventoso a livello di progettualità. Si continua a estrarre oro da un filone che si sta esaurendo. Occorre andare a cercare altrove, come aveva fatto presupporre Rian Johnson con il finale di Gli ultimi Jedi. La nostalgia è un sentimento da prendere con dosi omeopatiche. I personaggi più amati possono tornare, ma devono essere qualcosa di più di semplici forme, costumi e figure riproposte per vendere giocattoli. Si ritorni agli studi di personaggio, a definire i loro drammi, le loro scelte sbagliate, e non solo le avventure nello spazio. 

Di cosa ha parlato quindi la serie? Del passato che ritorna e del futuro che va tenuto in vita. Nel fare questo ha perso per strada molte altre cose: i temi politici della ribellione, il dolore dei genitori nel dover proteggere i figli, il trauma di un padre (putativo) che deve fermare il figlio/allievo. Bastava scegliere di restare più fedele alle sue premesse e Obi-Wan Kenobi sarebbe stata molto più una serie di Star Wars. Invece è solo una serie. Divertente certo, che intrattiene nonostante la discontinuità, ma tutto sommato dimenticabile.

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Trovate tutte le informazioni su Obi-Wan Kenobi nella nostra scheda.

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