Obbligo o Verità, la recensione
Privo di sangue e di efferatezza Obbligo o Verità cerca lo stesso di essere un teen horror ma ci riesce solo in parte
I 7 ragazzi in vacanza in Messico scelgono una chiesa diroccata per giocare ad obbligo o verità, non sapendo di risvegliare così un demone che prende possesso del gioco e li obbligherà, anche tornati alle loro vite, a continuare a giocare. Obbligo vuol dire che dovranno fare qualcosa di potenzialmente mortale, verità vuol dire che dovranno rispondere pubblicamente a domande che creeranno problemi, chi non lo fa viene posseduto e muore. Tutto ovviamente in un clima di volti deformati, visioni terribili e tutto il corollario del teen horror, la manifestazione della punizione per aver esagerato. Ma è incredibilmente leggero e impalpabile questo film dell’orrore che non vuole mostrare sangue e vuole fermarsi sempre un po’ prima di disturbare.
Il gioco mortale in stile Final Destination attende ognuno e colpisce i singoli ragazzi uno a uno, attendendoli al varco della morte, ma non c’è né l’assurda ironia di quel film impensabile (uno showcase di possibili morti efferate e impossibili) né la vera tensione che nel teen horror viene dall’eccesso di sangue e violenza, dall’esibizione del corpo giovane e pronto a godere che viene invece dilaniato, tagliato e sezionato.