Obbligo o Verità, la recensione

Privo di sangue e di efferatezza Obbligo o Verità cerca lo stesso di essere un teen horror ma ci riesce solo in parte

Critico e giornalista cinematografico


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Inizia tutto durante uno Spring Break, la vacanza primaverile dalla scuola che nella mitologia del cinema è un momento di furia giovanile e desiderio di trasgressione (ben raccontato Harmony Korine in Spring Breakers), quando Olivia posata e piena di idee positive per il destino del mondo si lascia andare come l’amica Markie gli chiede da tempo. E come sempre quando la brava ragazza si lascia corrompere dalle feste, l’alcol e il desiderio sessuale scatta l’orrore, cioè si schiudono le fobie sociali inculcate nei ragazzi che tutto ciò che gli viene detto che non devono (o non dovrebbero) fare effettivamente li porterà alla morte. L’estremizzazione della paura di essere scoperti a trasgredire le regole.

I 7 ragazzi in vacanza in Messico scelgono una chiesa diroccata per giocare ad obbligo o verità, non sapendo di risvegliare così un demone che prende possesso del gioco e li obbligherà, anche tornati alle loro vite, a continuare a giocare. Obbligo vuol dire che dovranno fare qualcosa di potenzialmente mortale, verità vuol dire che dovranno rispondere pubblicamente a domande che creeranno problemi, chi non lo fa viene posseduto e muore. Tutto ovviamente in un clima di volti deformati, visioni terribili e tutto il corollario del teen horror, la manifestazione della punizione per aver esagerato. Ma è incredibilmente leggero e impalpabile questo film dell’orrore che non vuole mostrare sangue e vuole fermarsi sempre un po’ prima di disturbare.

Il problema di Obbligo o Verità sta tutto qui e nelle proporzioni. Le bagatelle amorose e le schermaglie tra amiche sono i segreti inconfessabili mentre le azioni obbligatorie parlano di mani martellate (fuori campo anche se non c’è sangue coinvolto) quando va bene e passeggiate su un cornicione quando va male, per questo suona assurdo che i protagonisti non sappiano scegliere tra le due cose, tra morire e svelare segreti.

Il gioco mortale in stile Final Destination attende ognuno e colpisce i singoli ragazzi uno a uno, attendendoli al varco della morte, ma non c’è né l’assurda ironia di quel film impensabile (uno showcase di possibili morti efferate e impossibili) né la vera tensione che nel teen horror viene dall’eccesso di sangue e violenza, dall’esibizione del corpo giovane e pronto a godere che viene invece dilaniato, tagliato e sezionato.

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