Nyad - Oltre l'oceano, la recensione
Gli autori di Free Solo raccontano un'impresa sportiva ugualmente estrema in Nyad - Oltre l'oceano ma la parte di finzione scricchiola
La recensione di Nyad - Oltre l'oceano, il film sulla vera impresa di Diana Nyad con Jodie Foster e Annette Bening, su Netflix dal 3 novembre
Ovviamente è cinema sportivo, quello in cui la conquista di un obiettivo è una maniera di migliorarsi, di dimostrare qualcosa prima di tutto a se stessi e solo poi agli altri. Ed è cinema sportivo americano, quello cioè in cui la forza dei protagonisti non sta solo nel vincere ma nell’aver fallito più volte e non essersi arresi, cioè nel rapporto tra fallimento e determinazione nel ritentare (da cui un'enfasi potentissima sui problemi e tutto quello che avrebbe scoraggiato chiunque altro). L’unica sorpresa viene da quanto Nyad, la protagonista, sia una forza oppositrice, quasi una spalla, il personaggio che sembra fare di tutto per frustrare gli altri. La sua controparte, la donna con cui ha vissuto per anni (senza stare insieme) e sua allenatrice invece è la forza positiva. Se Nyad ha una spinta animalesca quasi irrazionale verso l’impresa ed è di fatto il muscolo (interpretata in questo senso benissimo da Annette Bening, respingente quanto serve), la coach Bonnie interpretata da Jodie Foster è la mente. Grave semmai è come in un pugno di immagini della vera Bonnie che vediamo alla fine lei risulti immediatamente molto più carismatica di quanto non sia nell'interpretazione addolcita di Jodie Foster.
Il meglio di sé Nyad - Oltre l’oceano lo dà nella parte più documentaristica, cioè sia nell’alternanza tra materiale di repertorio e materiale girato appositamente (alcuni tagli quasi sovrappongono il vero e il ricostruito con gran gusto, cercando la fusione dei due tipi di immagini), sia nel resoconto dell'impresa, nella scansione degli eventi e nella capacità di suggerire cosa si celi dietro la vera storia. È infatti l’alternanza dell’enfasi sulla solitudine di Nyad nella nuotata (preda di allucinazioni, paure e di una lotta che è molto mentale) e la potenza della squadra che la segue per tutto il tempo, come siano tutti coordinati intorno a lei e come di fatto siano una parte del gesto atletico (il tuffo finale, vero o falso che sia, è la summa di tutto questo) a dare un senso filmico all’impresa e raccontare qualcosa che non è solo una serie di fatti messi in fila.