Nuovomondo

La pellicola di Emanuele Crialese, premiata al Festival di Venezia, è probabilmente il miglior prodotto italiano dell’anno. Ma, allo stesso tempo, presenta numerosi difetti tipici dei nostri film contemporanei. Scopriamo il perché…

Condividi

Emanuele Crialese è sicuramente il regista più visionario che ci sia attualmente in Italia. Lo aveva già fatto intuire con Respiro e Nuovo Mondo è decisamente una consacrazione da questo punto di vista. Nel corso del film, ci sono dei momenti lirici incredibili, in cui si potrebbe tranquillamente citare il nome di Fellini, sottolineando però che Crialese non cade in certi cliché abusati dai seguaci del maestro romagnolo, come è il caso di Emir Kusturica.

Senza grandi effetti e soprattutto senza movimenti di macchina roboanti (ogni riferimento a Giuseppe Tornatore è decisamente voluto), Crialese rende epica la storia (invero piuttosto comune) di alcuni emigranti siciliani che si imbarcano per raggiungere gli Stati Uniti agli inizi del novecento. Certo, non mancano momenti poco convincenti (soprattutto il bagno nel latte, non tanto per l’idea in sé, quanto per l’insistenza con la quale ci viene mostrata), ma alcuni momenti sulla nave sono da antologia.

Quello che però manca (ed è una scelta esplicita, un po’ come capitava in Respiro) è una storia classica e degli archi narrativi ben delineati. Si può sicuramente essere contenti dell’originalità in alcune scelte (non ci viene mostrato lo sbarco negli Stati Uniti, per esempio), ma è difficile appassionarsi totalmente alla storia e a questi personaggi se Crialese fa di tutto per ‘nasconderceli’. Non sapremo mai che cosa nasconde la donna inglese (a proposito, non proprio una grande idea far recitare un’attrice francese come Charlotte Gainsbourg in questo ruolo), né analizzeremo meglio la vita e le aspirazioni degli emigranti siciliani (d’accordo la semplicità dei personaggi, ma non esageriamo).

E’ strano che un regista come Crialese, che ha studiato in una scuola di cinema americana (e che ha dovuto lavorare in nero, particolare interessante se pensiamo al film che ha fatto), sia così poco narrativo. Ma il vero problema (non solo di questo film, ma di quasi tutto il cinema italiano) sembra essere la mancanza di un produttore di peso, che riesca a mantenere il giusto equilibrio tra esigenze autoriali e bisogni del pubblico.
E non sarebbe certo il caso di parlare di commercializzazione: perché se un ottimo regista come Crialese non otterrà il successo che merita (e che impone una pellicola da dieci milioni di euro), sarà un problema per tutto il panorama italiano…

Continua a leggere su BadTaste