La nostra recensione di The Nun 2, dal 6 settembre al cinema
Se nel
primo The Nun il legame con
The Conjuring nasceva dal demone Valak e dalla veloce scena finale con i coniugi Warren, la buona notizia è che questo sequel spin-off si avvicina di più alla saga madre su diversi livelli, a partire dall’intreccio. Ci sono più personaggi e maggiore caratterizzazione per i principali, la trama si fa più intricata, legando passato e presente e proponendo una parentesi da film d’avventura e spazio per le backstory dei protagonisti, raccontate con quei rapidi flashback in ralenti già presenti nei film di James Wan (e a dire il vero sempre un po’ stucchevoli). Chiara quindi l’intenzione di dare più ampio respiro e autorevolezza al film, per lasciarsi alle spalle quell’odore da mera operazione commerciale che si respirava nel primo capitolo. Orizzonte a cui puntano anche alcuni spunti legati alla questione femminile e alla questione razziale da attribuire, ad
Akela Cooper, già co-sceneggiatrice di
Malignant e
M3GAN. Aspetto interessante perché se in
The Conjuring la divisione di gender poteva apparire vecchio stampo (Ed Warren quello d'azione e concreto, Lorraine quella sensibile e riflessiva) negli spin-off a dominare la storia, ad agire sul fronte teorico e pratico, sono sempre i personaggi femminili, più in linea con le tendenze odierne. Tutti elementi che rendono
The Nun 2 un film più riuscito del primo e un horror che, in generale, scorre con piacere e coinvolgimento. Almeno fino alla risoluzione finale.
Dopo la misteriosa morte di un prete nella Francia del 1959, il Vaticano decide di rivolgersi a Irene, ora diventata suora, per indagare. Si è infatti risvegliato il demone già affrontato dalla giovane donna quattro anni prima, che nasconde però ora un nuovo obiettivo.
Buona parte della storia di
The Nun 2 si svolge in un collegio femminile, in cui la protagonista si reca insieme a Suor Debra e dove ritrova una vecchia conoscenza. Qui, il regista Michael Chaves (
The Conjuring 3) è a proprio agio nel mantenere alta la tensione, aiutato da una fotografia inaspettatamente curata che gioca con gli interni prevalentemente al buio e le poche luci presenti. Così, seppur ancora privo del tocco visivo di James Wan e della sua perizia nella messa in scena, gli si avvicina nella parte centrale, creando un'atmosfera di terrore pervasiva che fa leva sugli spazi e sugli oggetti come fonte di terrore, oltre che da un certo divertimento nel far spaventare i personaggi. Non mancano scene di forte impatto, che si amalgamano bene al procedere della narrazione.
Ma The Nun 2 segna ancora uno scarto rispetto ai primi The Conjuring quando si arriva al climax finale, dove si preferisce puntare su jump scare di grana grossa, con semplici apparizioni improvvise e sorprese dietro l’angolo. Anche la sceneggiatura sembra qui soccombere, proponendo alcuni passaggi poco convincenti e un colpo di scena finale che appare abbastanza raffazzonato. Un peccato per quanto visto in precedenza, un peccato per quei personaggi sulla carta interessanti (come la Suor Debra di Storm Reid) che rimangono però in fin dei conti solo abbozzati e ai margini della storia. Aspettando forse un nuovo capitolo per diventare più centrali.