Nowhere special, la recensione | Venezia 77

La recensione di Nowhere Special, film presentato nella sezione Orizzonti della 77. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

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Uberto Pasolini si affida alla forza di una storia semplice, ispirata a fatti realmente accaduti, per il suo nuovo film Nowhere Special, presentato nella sezione Orizzonti della 77. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e che si preannuncia come uno dei titoli in grado di ritagliarsi uno spazio di rilievo nel panorama della stagione cinematografica italiana e internazionale.

Il regista firma anche la sceneggiatura del progetto con star l'attore britannico James Norton (Piccole Donne) che interpreta sul grande schermo la parte di John, un lavavetri che si occupa da solo, fin da quando aveva solo sei mesi, del figlio Michael (Daniel Lamont). L'uomo, che ha solo 34 anni, si ritrova ora alle prese con la scelta più difficile della sua esistenza: trovare una famiglia che possa occuparsi del bambino dopo la sua morte a causa di un cancro che non gli dà alcuna speranza di sopravvivenza.
John cerca, nonostante sia una scelta praticamente impossibile, di individuare la famiglia perfetta per Michael tramite una serie di incontri con i potenziali genitori, mentre affronta con grande dignità la sua malattia.

La forza del progetto curato da Uberto Pasolini risiede nell'intensità emotiva che contraddistingue il rapporto tra padre e figlio e nell'interpretazione, misurata e piena di sensibilità regalata da Norton.
L'attore britannico sostiene infatti con grande bravura tutte le sfumature di un personaggio che avrebbe potuto rischiare di scivolare nel patetico o, come spesso accade, nei tentativi costruiti a tavolino di suscitare compassione e portare alle lacrime. Norton trova invece la giusta misura nella sua performance e si affida maggiormente agli sguardi, alla naturalezza e ai piccoli gesti per portare sullo schermo una sofferenza evidente. L'attore trova inoltre il giusto feeling con il giovanissimo interprete di Michael che, senza apparente sforzo, costruisce una figura ben equilibrata tra la spensieratezza di un bambino di pochi anni e la serietà legata alla situazione in cui si trova e che, per ovvi motivi, non riesce del tutto a comprendere. I due protagonisti trasmettono l'idea di un legame assolutamente credibile e realistico che commuove con la delicatezza delle piccole e grandi attenzioni e complicità, dal tentare di posare una coperta sul padre mentre dorme alla preparazione di una torta di compleanno.

Il regista, con una sceneggiatura asciutta e ben calibrata sulle emozioni, riesce a individuare la chiave di lettura giusta per un progetto che, nonostante gli eventi al centro della trama, non si perde mai nella disperazione e fa emergere in ogni momento la capacità di trovare la forza di andare avanti. John, con la sua speranza di non condannare il figlio al destino che lo ha segnato in prima persona quando aveva la sua età, assume progressivamente i contorni di un eroe comune che lotta per allontanare dalla mente del figlio la presenza costante della morte, cercando così il modo e il momento giusto per spiegargli quello che sta per accadere, e per assicurarsi che dopo di lui gli sarà accanto qualcuno in grado di comprenderlo realmente e di amarlo in maniera disinteressata e senza aspettative destinate a non essere rispettate.

Pasolini tratteggia con Nowhere Special, in modo molto intelligente, molti approcci diversi alla scelta di adottare un figlio mostrando gli incontri tra John e i possibili futuri genitori di suo figlio, spingendo così a riflettere sui desideri umani e sulla natura dell'amore.

Il cast, anche nei ruoli secondari, regge molto bene le strutture narrative e persino l'elemento della malattia incurabile non viene mai sfruttato per suscitare pietà o rappresentare idee metaforiche o fin troppo filosofiche, scegliendo invece in un dialogo struggente con un'anziana amica di John, che permette inoltre di sfiorare con sensibilità l'elaborazione del lutto accennando al coraggio a lungo rimandato nel compiere un'azione apparentemente banale come gettare uno spazzolino da denti, e con una reazione in più tempi alla maleducazione e mancanza di rispetto di un cliente, di mostrarla, non senza un pizzico di ironia, come un'occasione per rivalutare se stessi e la propria vita senza filtri e le aspettative della società.

La colonna sonora composta da Andrew Simon McAllister ha inoltre il pregio di sottolineare con delicatezza i passaggi chiave del racconto, mentre il montaggio di Masahiro Hirakubo scandisce con il giusto ritmo le varie fasi del racconto.

Uberto Pasolini regala con Nowhere Special un film che rappresenta la fine di una vita celebrandone ciò che l'ha resa unica e speciale, come l'amore e la speranza che lascia in eredità un padre al proprio figlio.

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