Nowhere Men Volume 1/A: Destini peggiori della morte, la recensione
Abbiamo recensito il primo volume di Nowhere Men, serie Image Comics edita in Italia da saldaPress
La scienza è il nuovo rock 'n' roll.
La storia si apre presentandoci Dade Ellis (neurologo/geofisico/architetto), Simon Grimshaw (biologo molecolare/matematico), Emerson Strange (ingegnere meccanico/informatico) e Thomas Walker (astrofisico), quattro delle menti più geniali del pianeta (se non le più geniali) che decidono di unire i loro intelletti per fondare la pionieristica azienda denominata World Corp.. La loro missione? Semplice: salvare il mondo (e magari arricchirsi facendo ciò). I quattro sono per la scienza ciò che i The Beatles sono stati per la musica: un eterogeneo quartetto di individui dalle personalità forti, che si uniscono per rivoluzionare per sempre il loro campo di competenza, e, dopo aver cambiato le cose per sempre (in breve tempo), implodono a causa di insormontabili divergenze dettate dalle spigolosità antitetiche dei loro caratteri.
Leggere oggi un fumetto Image si rivela quasi sempre essere una valida scelta, dato che la casa editrice statunitense sembra saper carpire al meglio i trend del momento. In alcuni casi, ci troviamo persino di fronte a spettacolari, quanto inaspettate, sorprese: è questo il caso di Nowhere Men, senza "se" e senza "ma".
Diciamocelo: il tema del genio scienziato che impazzisce o si incattivisce, diventando un pericolo per la razza umana, è uno dei tòpos narrativi più inflazionati della storia (qualcuno ha detto Dottor Octopus?); e, allo stesso tempo, il fascino della scienza sull'audience sta oggi raggiungendo vette forse mai toccate prima, basti pensare a recenti lungometraggi come Interstellar di Christopher Nolan, a serie TV come Crisis, o ad un altro fumetto Image quale The Manhattan Projects di Jonathan Hickman e Nick Pitarra (solo per fare degli esempi).
L'originalità di Nowhere Men sta però nel partire da un ipotetico punto A, comune a tutti i progetti di questo tipo, per giungere a un punto B descrivendo una traiettoria assolutamente variabile e imprevedibile, ricca di twist narrativi, cliffhanger e contaminazioni di altri generi: perché questo fumetto non è solo science fiction, ma anche crime, drama, con una manifesta strizzata d'occhio al genere supereroistico odierno.
Vera e propria chicca del fumetto è inoltre cercare il più possibile di acquisire realismo all'occhio del lettore: ciò avviene con un espediente narrativo che vede fittizi articoli di giornale, teaser, pubblicità (persino una locandina cinematografica!) intervallarsi fra le pagine della narrazione vera e propria. Questo artificio narrativo, oltre a rendere Nowhere Men una delle letture più originali e affascinanti di questo 2014, crea una sorta di implicito gioco mentale fra gli autori e i lettori che porta a considerare la storia come un gigantesco "what if" della Storia (questa volta con la lettera maiuscola) così come la conosciamo.
Volendo spendere qualche riga per in canonici credits finali, non possiamo non elogiare il lavoro di Eric Stephenson, direttore editoriale di Image Comics, il quale decide di "tornare in campo" per realizzare una fumetto con "attributi bovini": il modo in cui è scritto Nowhere Men è quello in cui bisognerebbe scrivere ogni fumetto, cioè in maniera equilibrata, chiara, mantenendo alta la suspense, senza però diluire troppo la narrazione, trasformando il tutto in una brodaglia insapore.
Ai disegni, Nate Bellegarde compie un lavoro altrettanto efficace, confezionando, pagina su pagina, una storia dal taglio visivo chiaro, aggressivo e attraente che seduce facilmente il pubblico, rendendo la lettura ulteriormente piacevole e fluida: il merito principale dell'artista è quello di rendere il fumetto totalmente accessibile ai lettori.
In conclusione, Nowhere Men non è semplicemente un fumetto, ma un viaggio misterioso quanto affascinante nel quale ci si tuffa di testa: riuscire a scoprire qualcosa di talmente innovativo e coinvolgente è sempre motivo di estasi. Questo fumetto è una scheggia impazzita, una vera e propria mina vagante, nel palinsesto dei comics "Made in The USA".