Now Apocalypse: la recensione

La recensione di Now Apocalypse, serie di Starz creata dal regista Gregg Araki

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C'è l'indecifrabile brusio di una sessualità lanciata alla continua esplorazione di se stessa al centro di Now Apocalypse, come in gran parte della filmografia di Gregg Araki. Il regista di Ectasy Generation e Mysterious Skin riprende i connotati storici dei propri lungometraggi e ne fa materiale per una serie tv realizzata per Starz. Il riferimento nemmeno troppo velato nel titolo al capolavoro di Francis Ford Coppola non dovrebbe comunque trarre in inganno sui punti di aggancio della serie. Now Apocalypse è infatti un compendio degli elementi di base che hanno definito il cinema del regista: sesso, alieni, alienazione, l'apocalisse stessa intesa nel senso etimologico di "rivelazione" e scoperta.

Protagonista della serie, ambientata a Los Angeles, è Ulysses Zane (Avan Jojia), un giovane che sperimenta una serie di vivide allucinazioni che riguardano tanto delle mostruosità quanto l'arrivo della fine del mondo. Ciò si manifesta in sintesi nell'immagine volutamente grottesca e ridicola di un rettiliano che violenta un vagabondo per strada. Accanto a Ulysses si muovono dei personaggi altrettanto giovani, altrettanto incerti, altrettanto ridicoli a modo loro. C'è il rapporto basato solo sul sesso tra Carly, che si spoglia online di fronte a sconosciuti, e Jethro, un attore che si presta a fantasie di coppia sempre più estreme. C'è l'aspirante sceneggiatore Ford, anch'egli sofferente e bloccato in un rapporto viziato da incomprensioni e silenzi con Severine, che invece vorrebbe una vita sessuale più aperta.

Dal regista della cosiddetta "trilogia dell'apocalisse adolescenziale" arriva quindi un nuovo racconto di frustrazioni personali che trasbordano dalla psiche alla realtà, fino a definirla. Ma in realtà non si tratta nemmeno di qualcosa di così chiaro o definito. La scrittura della serie firmata anche da Karley Sciortino (curatrice del sito Slutever che tratta di sessualità) procede in effetti per accumulo di situazioni ridondanti e continua riproposizione di conflitti. La ricerca di Ulysses della verità dietro la presunta cospirazione non diventa materiale per l'intreccio, che si limita a riproporre gli stessi conflitti da camera da letto e alcune piccole variazioni sull'esplorazione della sessualità da parte dei personaggi.

C'è una frustrazione di fondo, nei personaggi e nella storia, che però si mantiene sempre sul piano ironico-grottesco, attenta a non scadere nella drammaticità. Ma al tempo stesso la serie prodotta da Steven Soderbergh rimane vittima della propria leggerezza e bizzarria scomposta. Non ha la leggerezza umana di Queer as Folk, né l'autoanalisi provocatoria di Tell Me You Love Me.

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