Noumeno vol.1: La cena degli accordi, la recensione
La Shockdom ritorna con un fumetto presentato all'ultima Lucca Comics all'interno del primo volume di Noumeno e intitolato: La cena degli accordi
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
La Shockdom ritorna con un progetto molto ambizioso, promosso all'ultima Lucca Comics & Games attraverso il primo volume della miniserie Noumeno e intitolato: La cena degli accordi.
L'Europa è riunita sotto un unico governo centrale, nato grazie agli sforzi di una donna di ferro, un mix tra Margaret Thatcher e Angela Merkel, che ha scongiurato il caos, riportando ordine e democrazia nel Vecchio Continente. Il sistema è tuttavia ora in crisi sotto nuove spinte innovatrici e progressiste che vogliono restituire la parola alla gente comune, estromessa dai giochi e convogliate nel Congresso delle Persone, movimento per cui Maimon simpatizza. La Bonn gioca astutamente la sua carta, organizzando una cena, quella che dà il titolo a questo primo episodio, per riunire i rappresentanti di tutte le forze politiche e per sostenere a sorpresa, alle prossime elezioni dirette del Presidente del Consiglio Europeo, il candidato del Congresso delle Persone, un pupazzo nelle sue mani. All'evento, interdetto a tutta la stampa, viene invitato inaspettatamente proprio Maimon. L'opinionista accetta, ma si rende conto di essere finito in una trappola.
Ci sembrano interpretazioni e forzature pericolose per spiegare e dare profondità a un soggetto che tradotto in tavole non si è dimostrato tale: il soggetto è intrigante, ma nel corso dell'intreccio non vengono confermate le aspettative create nel preambolo. L'unico riferimento colto e opportuno, risulta quello a una delle tematiche principali, care a Luigi Pirandello, incarnata da capolavori teatrali come Così è (se vi pare) o romanzi quali Uno, nessuno e centomila: la volontà di dimostrare l'impossibilità di una verità oggettiva, unica e assoluta, che è invece qualcosa di mutevole, sfuggente e dalle mille sfaccettature. Il racconto è sorretto da una buona e fluente sceneggiatura e da una convincente prova artistica di Rincione, che ci pare dotato di grandi potenziali da coltivare e mettere a frutto nel prossimo futuro.
L'intenzione degli autori di tentare una strada insolita, che ponga domande e faccia riflettere il lettore va sicuramente assecondata, ma attenzione a non divenirne succubi. Nel prosieguo ci attendiamo più contenuti sequenziali a discapito di quelli redazionali, come si suol dire: fatti e non parole.