Una notte violenta e silenziosa, la recensione

Una volta tanto la forza di un film non sta nello spunto ma in come Una notte violenta e silenziosa scelga di metterlo in scena

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Una notte violenta e silenziosa, nelle sale dal 1 dicembre

Babbo Natale non ha più fiducia nello spirito natalizio, proprio non crede più nel Natale, nell’innocenza dei bambini e quindi nella sua missione che porta avanti con sempre minor convinzione e sempre più alcol. È la premessa di mille film natalizi solo più adulta (!) nella descrizione di sbronze, vomito e imprecazioni: in ballo c’è l’anima di Babbo Natale e la sua dedizione alla causa. Solo che stavolta la fiducia in sé e nei bambini la ritroverà uccidendo tantissime persone, idea in sé al tempo stesso sia forte che completamente scema.

Ci voleva la 87North Productions per poter realizzare come si deve un film così spinoso, cioè la casa di produzione di David Leitch, grande importatore del cinema d’azione serio di nuova generazione ad Hollywood (c’è lui dietro John Wick e Atomica bionda e con la 87North ha realizzato Io sono nessuno e Bullet Train), che sembra sempre più indirizzato a fare commedie d’azione senza artisti marziali ma con veri attori (anche Kate era parte del suo catalogo), in cui proprio il paradosso e l’umorismo compensano l’inabilità tecnica dei performer e l’azione è finalizzata a divertire e creare spettacolo.

Una notte violenta e silenziosa è sicuramente il più difficile di tutti i film che hanno tentato, e il più teorico. La sua idea è in realtà molto banale, un semplice ribaltamento: una figura gioviale e positiva diventa un guerriero sanguinario per salvare una famiglia e una bambina da un commando armato fino ai denti che ha invaso la loro magione. Il gioco è davvero divertente solo perché Tommy Wirkola (che dirige) e la 87North hanno capito che per riuscire la messa in scena deve essere quanto più seria possibile. Questo non è un film d’azione a misura di Babbo Natale (cioè gioviale) ma l’impressione è sempre che Babbo Natale sia finito nella produzione sbagliata, dentro un vero film iperviolento, e che, a sorpresa, sia adatto al ruolo.

Nei suoi momenti migliori (almeno fino a quando non finisce le idee e deve condurre la sua terza parte esagerando ancor più di quanto non abbia fatto fino a quel momento) Una notte violenta e silenziosa fa molto ridere proprio perché l’azione è perfetta e serissima, perché la fotografia è perfettamente calibrata su standard da cinema d’azione duro, perché David Harbour centra in maniera precisissima i confini da guerriero vichingo e grottesco e solo piccoli dettagli come l’evidenza di un comparto effetto sonori più espressivo del solito (e quindi comico) depotenziano tutto quel sangue e spingono verso la commedia. Quando gira bene questo film dimostra quanto una conoscenza perfetta della macchina d’azione come quella padroneggiata dalla 87North apra le porte a molti più tipi diversi di film di quel che si potrebbe pensare.

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