Una notte violenta e silenziosa, la recensione
Una volta tanto la forza di un film non sta nello spunto ma in come Una notte violenta e silenziosa scelga di metterlo in scena
La recensione di Una notte violenta e silenziosa, nelle sale dal 1 dicembre
Ci voleva la 87North Productions per poter realizzare come si deve un film così spinoso, cioè la casa di produzione di David Leitch, grande importatore del cinema d’azione serio di nuova generazione ad Hollywood (c’è lui dietro John Wick e Atomica bionda e con la 87North ha realizzato Io sono nessuno e Bullet Train), che sembra sempre più indirizzato a fare commedie d’azione senza artisti marziali ma con veri attori (anche Kate era parte del suo catalogo), in cui proprio il paradosso e l’umorismo compensano l’inabilità tecnica dei performer e l’azione è finalizzata a divertire e creare spettacolo.
Nei suoi momenti migliori (almeno fino a quando non finisce le idee e deve condurre la sua terza parte esagerando ancor più di quanto non abbia fatto fino a quel momento) Una notte violenta e silenziosa fa molto ridere proprio perché l’azione è perfetta e serissima, perché la fotografia è perfettamente calibrata su standard da cinema d’azione duro, perché David Harbour centra in maniera precisissima i confini da guerriero vichingo e grottesco e solo piccoli dettagli come l’evidenza di un comparto effetto sonori più espressivo del solito (e quindi comico) depotenziano tutto quel sangue e spingono verso la commedia. Quando gira bene questo film dimostra quanto una conoscenza perfetta della macchina d’azione come quella padroneggiata dalla 87North apra le porte a molti più tipi diversi di film di quel che si potrebbe pensare.