Notte Stellata (prima stagione), la recensione

Notte Stellata è un imperfetto racconto di fantascienza, nobilitato dalla profondità sentimentale della storia d’amore che ne è centro

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Spoiler Alert
Osservando il primo episodio di Notte Stellata si avverte una sensazione paragonabile alla degustazione di un antipasto di eccelsa fattura. Ne assaporiamo il delicato miscuglio di ingredienti, e con la mente accarezziamo il prosieguo del pasto, certo che non potrà deludere le aspettative formatesi. Nella prima ora della serie di Holden Miller e Daniel C. Connolly, seguiamo infatti i due attempati coniugi Franklin (JK Simmons) e Irene (Sissy Spacek) alle prese con gli acciacchi dovuti all’età, ma fieri esponenti di una complicità romantica sviluppatasi nel corso dei tanti anni d’amore.

È quindi con una certa sorpresa che scopriamo come la canuta coppia sia custode di un segreto stupefacente; sotto il capanno degli attrezzi nel loro giardino, infatti, vi è un misterioso passaggio che li collega a un luogo altro, misterioso e astrale. I due vetusti piccioncini fanno spesso visita a questa sorta di salotto sci-fi, la cui grande finestra si apre su un paesaggio planetario desolato e affascinante. La loro bizzarra routine viene rapidamente stravolta quando Irene, durante una delle sue consuete visite notturne alla camera, vi trova riverso e insanguinato il misterioso Jude (Chai Hansen). Chi è? Da dove proviene? Di chi è il sangue di cui è coperto?

L'arrivo di Jude nella vita degli York - ancora segnati, dopo vent'anni, dal suicidio del figlio Michael - pone i due coniugi dinnanzi a una serie di scelte morali; in più, apre i loro orizzonti su uno scenario ben più complesso di quanto la già stupefacente stanza segreta non lasciasse supporre. Sarebbe bastato già questo a dare sostanza a Notte Stellata; ma, all'indomani dell'imprevisto ritrovamento, la serie dà un energico colpo di timone, trascinandoci in acque sconosciute e apparentemente più agitate.

Un antipasto troppo gustoso

Immaginate la sorpresa di trovarvi, dopo il citato antipasto, di fronte a un primo piatto di tutt'altra natura. Che so, un bicchiere di spaghetti liofilizzati. È quanto accade dal secondo episodio, con la comparsa di una linea narrativa completamente diversa, per toni e ritmo, da quella degli York. Facciamo la conoscenza di Stella (nome certo non casuale, dato il ruolo della sua famiglia nella storia) e della di lei quindicenne pargola Toni. Le due vivono in uno sperduto angolo dell'Argentina, con la madre - interpretata da Julieta Zylberberg - ossessivamente dedita alla protezione di una chiesetta che, come il capanno degli York, nasconde un segreto.

A fronte della pacata intimità della linea legata agli York, questa seconda storia prende quasi da subito una piega più action; il che poco aggiunge, in termini di arricchimento emotivo, a quanto già seminato dal già elogiato primo episodio. Resta infatti l'impressione di essere stati trascinati un po' fuori rotta rispetto alle ambizioni più coraggiose e toccanti dell'esordio, e osserviamo Stella e Toni impazienti, in cuor nostro, di tornare a Irene e Franklin. Colpa o merito, a seconda di come la si veda, anche della caratura interpretativa di Spacek e Simmons, che conferiscono alla piccola grande storia degli York una profondità dal respiro poetico molto, molto ampio.

Sotto la patina

Sebbene congegnata con cura, Notte Stellata perde quota proprio quando travolge lo spettatore con nuove domande prima di aver risolto quelle precedentemente poste. È un affastellarsi di misteri, che talvolta rischia di lasciare il pubblico con la gola secca; non fa eccezione un finale incapace di chiudere tutti gli interrogativi disseminati nel corso degli otto episodi. Restiamo perplessi di fronte a una conclusione affrettata, precipitosa, quasi rozza rispetto alla meticolosità con cui è stata gestita la trama fino a quel punto. Che sia o meno gancio per una seconda stagione, ci lascia in bocca un senso di insoddisfazione di fronte al mistero.

Fortunatamente, al di là della sua patina sci-fi, il cuore pulsante di Notte Stellata risiede altrove. Le domande che pone non vertono certo sulla natura della stanza sotto il cortile degli York, bensì su temi universali. I compromessi che consentono a una storia d’amore di sopravvivere al tempo, la responsabilità del mondo che lasciamo a chi verrà dopo di noi, la necessità di svincolare i figli dalle responsabilità dei padri e la bellezza di conservare, anche in tarda età, una scintilla di curiosità atta a farci sentire vivi; tutto questo costituisce la linfa vitale di Notte Stellata, una linfa così pura e scintillante da far passare in secondo piano i suoi pur evidenti difetti. Come di fronte a un cielo notturno, restiamo in ammirazione dei punti più luminosi, mentre le luci più sentimentalmente lontane da noi scompaiono nell’oscurità.

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