Notizie dal mondo, la recensione
Il cinema classico hollywoodiano al suo meglio. Notizie dal mondo si fonda sul suo passo e la sua star, sulla compassione e i valori ed è un piacere da seguire
C’è una disciplina specifica della recitazione in cui Tom Hanks eccelle. È il piano d’ascolto in cui realizza qualcosa, quando cioè il suo volto è inquadrato mentre sente altri parlare o semplicemente matura un pensiero. In quel tipo di scene è capace di spaziare dalla consapevolezza di un’idea alla maturazione di un sentimento, coprendo tutte le zone grigie che stanno in mezzo e riuscendo a trasmettere al pubblico esattamente la sfumatura e la mescolanza delle due che serve in quel momento. Non si tratta solo di avere dei muscoli facciali ben allenati e precisi ma anche di avere l'intelligenza attoriale utile a capire il personaggio al di là della sceneggiatura e aver compreso perfettamente cosa stia provando, colmando (con la recitazione ovviamente) la distanza tra una linea di dialogo e la successiva. Notizie dal mondo è un film in cui con questo semplice espediente impone al film la sua legge e ne cambia completamente le sorti, lo comanda e lo piega verso il meglio.
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Ma non è così.
Notizie dal mondo è insomma un grande film, nonostante la scrittura. Lo rende tale Paul Greengrass (che poi è anche co-sceneggiatore) solitamente portatore di tutto un altro stile utile a tutte altre storie ma qui sembra che non abbia mai diretto altro che western classici. Sa dosare benissimo i tempi (cosa che in realtà fa in ogni film, solo mai con questa calma) e creare un’atmosfera dal passo giusto, una storia che è un piacere stare a guardare. Sa puntare su Hanks capendo come noi che lui è la chiave di tutto. Sa fare cinema classico.
Stupisce davvero come questo regista inglese riesca a girare un western che non è un western fino a che non lo diventa. Tradendo l’idea che a definire il genere non siano cavalli e sparatorie ma un modo di approcciare le storie, Notizie dal mondo a lungo sembra una ricostruzione storica, un film in costume, e solo quando arrivano fucili, sparatorie, praterie e cavalli entra (e bene) nei panni giusti. Inoltre adottando uno stile essenziale, fordiano, contemporaneamente tradisce anche L’uomo che uccise Liberty Valance, affermando che la verità è un potere maggiore della leggenda.
Di tanto ben di Dio è un peccato non godere e una volta tanto può essere un piacere passare sopra ad una sceneggiatura troppo instant, troppo didascalica e troppo esile per farsi conquistare dal cinema classico hollywoodiano realizzato a regola d’arte.
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