NOS4A2 (prima stagione): la recensione

La prima stagione di NOS4A2 subordina l'horror a un dramma adolescenziale spesso scialbo, sorretto tuttavia da ottime performance attoriali

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Spoiler Alert
Provate a leggere lentamente - e in inglese - il titolo di NOS4A2, la nuova serie AMC tratta dal romanzo di Joe Hill. Avete colto la sottile allusione? In caso negativo, sappiate che il nome - il codice della targa della malefica auto del protagonista - suona molto, molto simile a Nosferatu. Con queste premesse, sarebbe legittimo aspettarsi una classica storia di vampiri. In effetti, Charlie Manx (Zachary Quinto) ha l'aspetto di un vampiro cadente, ma la serie evita i tropi e i mostri tradizionali del genere, mostrando Manx come un mostro che si nutre delle anime dei bambini e li confina in un terribile villaggio a tema natalizio, parto della sua mente traumatizzata, chiamato Christmasland.

Come nel romanzo, Manx guida una splendida Rolls-Royce Wraith del 1938, in cui attira i suoi piccoli spuntini umani. Si scopre ben presto come l'auto non sia un mero mezzo di trasporto, ma sia anzi una sorta di appendice del mostro, che subisce danni parallelamente al veicolo. I turpi delitti e rapimenti di cui Manx si macchia lo conducono sulla strada di Vic McQueen (Ashleigh Cummings), una ragazza della classe operaia che abita in una cittadina del Massachusetts, che scopre di avere il soprannaturale dono di ritrovare le cose perdute. In fuga continua da un contesto di litigi domestici tra il padre alcolizzato e la madre frustrata, Vic incappa nello Shorter Way Bridge, distrutto da anni ma misteriosamente visibile e percorribile per lei. Il ponte funziona come un portale che conduce la ragazza direttamente a qualsiasi cosa perduta stia cercando e che si estende potenzialmente ai bambini scomparsi, peculiarità che porta Vic a una pericolosa connessione psichica con Manx.

Se il libro di Hill si estende dall'infanzia di Vic fino alla sua età adulta, la serie di Jami O'Brien semplifica la narrazione coprendo solo una parte del romanzo d'origine. La prima stagione di NOS4A2 si ferma infatti all'adolescenza di Vic: una decisione comprensibile, che punta a diradare gli eventi in più archi di episodi, ma che depaupera la storia di una trama più ricca e sfumata. Sfortunatamente, inoltre, tramuta la serie in un dramma adolescenziale, infarcito di battaglie familiari per arrivare al college e corredato di un tedioso triangolo amoroso tra Vic e due coetanei opposti tra loro. È difficile preoccuparsi degli aiuti finanziari con un serial killer a piede libero, ed è impossibile appassionarci a una storia d'amore scialba e priva di mordente.

NOS4A2 è quindi più un racconto di formazione che non un horror propriamente detto: i turbamenti di Vic sono quelli di ogni diciottenne sull'orlo dell'età adulta, costretta a fare i conti con le aspirazioni maturate nell'adolescenza e la dura, talvolta ingiusta realtà dei fatti. Lo scontro con i genitori è certo più interessante di qualsiasi traversia romantica, grazie anche alle ottime prove attoriali di Ebon Moss-Bachrach nei panni di un padre pieno di buone intenzioni ma saltuariamente violento e inaffidabile, e di Virginia Kull che dà vita a una madre schiacciata sotto il peso delle proprie aspirazioni deluse. Tuttavia, è nella protagonista Ashleigh Cummings che risiede lo spirito migliore di NOS4A2. L'attrice australiana permea la sua Vic di una forza fresca, adorabile e sobria che le dona un carisma naturale cui lo spettatore non può resistere.

Tuttavia, il potere di un buon cast arriva fino a un certo punto: NOS4A2 marcia troppo lontano dal sentiero principale, rinunciando all'horror e relegando il rapporto tra Vic e Manx a un angolino in cui sembra non aver spazio sufficiente per evolvere. Ci sono, va detto, momenti di impressionante suggestione - il Cimitero con i bambini intrappolati dietro le lastre di ghiaccio, nonché la visita di Charlie a una sua vecchia fiamma - ma le priorità della serie risultano sempre fumose, e raramente offrono il tempo per immergersi nella tensione prima di dirigere di nuovo i passi sui drammi familiari e sulle mancate dichiarazioni dei redditi. Non c'è mai reale accumulo di tensione, mai brivido abbastanza radicato da permanere nella mente e nel cuore del pubblico per più di una singola scena.

Nello specifico, occorre notare come sia Charlie Manx in primis a essere stato malamente sfruttato in questa prima stagione: basti pensare all'ampio potenziale offerto dall'alienante Christmasland, parto della mente malata di Manx e opportunità per fantasie vivaci terrificanti. Purtroppo, NOS4A2 appiattisce visivamente questa terra da incubo, evitando con colposa precisione ogni guizzo di creatività estetica e, di conseguenza, non avvinandosi neppure a sfiorare i toni disturbanti che ci aspetteremmo da questa location. È fredda, ma lungi dall'essere agghiacciante. Lo stesso vale per il suo folle ideatore Manx, certo gratificato dall'eccellente lavoro del make-up artist Joel Harlow, ma mai davvero in grado di generare terrore nello spettatore, complice una performance minimale - per non dire sottotono - da parte di Quinto. Un villain inusuale, ma privo di reale forza orrifica.

Nell'ipotesi che venga rinnovata per una seconda stagione, NOS4A2 ha comunque buone possibilità di migliorare. Per ora, questa prima stagione dà l'impressione di viaggiare su una strada magica, piena di possibilità intrise di paura e meraviglia, ma intraprende troppe deviazioni, inerpicandosi inutilmente in un territorio noioso che dà l'impressione di non andare da nessuna parte. Se saprà chiarire la propria rotta e affinare il gusto estetico rimettendolo in linea con quanto seminato nel romanzo di Hill, confidiamo che la molta benzina rimasta nel serbatoio possa condurre la serie in luoghi narrativi ben più affascinanti e avvincenti di quelli mostrati finora.

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