Non lasciarmi - la recensione

In un mondo e in un tempo non bene definito, alcune persone clonate servono soltanto come riserva di organi. Un racconto affascinante nella prima parte, ma che poi si perde in una freddezza eccessiva e poco coinvolgente...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Non lasciarmi
RegiaMark Romanek
Cast
Carey Mulligan,    Andrew Garfield, Keira Knightley, Charlotte Rampling, Sally Hawkins, Izzy Meikle-Small,    Charlie Rowe, Ella Purnell
Uscita25-03-2011La scheda del film

E' semplice dividere in due parti il giudizio su Non lasciarmi. Due parti come primo e secondo tempo, a mio avviso molto differenti come tono e come qualità. Iniziamo dalle note positive, che si trovano nella prima parte della pellicola. L'atmosfera di mistero è assolutamente affascinante. Cos'hanno di strano questi ragazzi, che frequentano quella che sembra essere una normale scuola privata? Vengono cresciuti per uno scopo particolare?

Tutto sembra essere immerso in una sorta di delicata inquietudine, quasi come se ci trovassimo in un sogno, che inevitabilmente dovrà tramutarsi in incubo. Si crea cosi un bel clima di gelosie, intrighi e innocenza, con i sentimenti personali mostrati in maniera efficace e con una magnifica scena di commozione di una bambina.

E se la coppia Garfield-Mulligan conferma tutto il suo valore, anche Keira Knightley sembra in risalita, senza dimenticare l'apporto notevole di Sally Hawkins in un piccolo ma fondamentale ruolo.

E allora, cosa c'è che non va? Se dovessi spiegarlo in poche parole, si tratta di un film troppo simile a un romanzo. Non mi riferisco al libro da cui è tratto (che non ho letto), quanto a una freddezza e a un senso di artificiosità tipica di certi lavori letterari.

In effetti, magari nel romanzo funzionava tutto meglio, ma qui non si può accettare il modo in cui i protagonisti vivono la loro condizione. E soprattutto, il fatto che questa situazione (a differenza di The Island di Michael Bay, film molto simile per contenuti) sia assolutamente legale e alla luce del sole, cosa che non ha molto senso logico per varie ragioni. C'è un limitato numero di esseri clonati, che verranno utilizzati da un'elite per i loro scopi? Come è possibile che venga accettata una cosa del genere? E se invece tutta l'umanità beneficiasse dei cloni, come sopportare questi costi immensi?

Insomma, è evidente che si punti a mostrare una metafora, ma questo tipo di narrazione si adatta molto di più alla carta che allo schermo. Cosi come non aiuta molto la divisione temporale del film, anch'essa troppo cerebrale.

Per questo, i sentimenti promessi all'inizio del film vengono per lo più repressi, per essere magari sostituiti da una musica eccessiva in un momento romantico o una scena madre che va troppo sopra le righe rispetto alla calma mostrata fino a quel momento. Insomma, nella prima parte non hai nessuna voglia di lasciare il film, mentre nella seconda non rimani commosso dalle suppliche che presenta e magari lo molleresti volentieri... 

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