Non ho mai... (stagione 3): la recensione

La stagione 3 di Non ho mai... conferma la qualità del progetto targato Netflix, rinnovandosi e al tempo stessa rimanendo fedele a se stessa

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La stagione 3 di Non ho mai… arriva finalmente su Netflix per proseguire la storia di Devi, la teenager interpretata dalla rivelazione Maitreyi Ramakrishnan, e i fan della serie non rimarranno affatto delusi dal nuovo capitolo della storia, tranne quando si renderanno conto che presto dovranno dire definitivamente addio ai protagonisti.
Il progetto targato Netflix riutilizza, forse senza particolare originalità, la struttura narrativa dei precedenti capitoli, tuttavia l'evoluzione di tutti i personaggi rende la visione particolarmente soddisfacente e, a tratti, molto emozionante.

La trama della stagione 3 di Non ho mai…

La serie creata da Mindy Kaling e Lang Fisher riprende il racconto dopo il ballo della scuola durante il quale Eve (Christina Kartchner) e Fabiola (Lee Rodriguez) si sono dichiarate il proprio amore, Trent (Benjamin Norris) ha chiesto a Eleanor (Ramona Young) di ballare con lui e Paxton (Darren Barnet) ha deciso di fare coppia fissa con Devi (Ramakrishnan), suscitando la reazione negativa di Ben (Jaren Lewison). A casa della giovane, inoltre, Kamala (Richa Moorjani) era fuggita da una cena a cui stavano partecipando i genitori del suo fidanzato, andando a una serata karaoke con Mr. Kulkarni (Utkarsh Ambdukar).
La situazione sembra quindi particolarmente positiva per quasi tutti, almeno dal punto di vista sentimentale, ma l'idillio è destinato a non durare a lungo. Devi lascia che la sua positività venga smorzata dai gossip delle sue compagne di scuola, incapaci di capire che Paxton voglia fare coppia con lei, Fabiola deve fare i conti con una rivelazione destinata ad avere delle serie ripercussioni sulla sua vita quotidiana, Eleanor fatica a capire cosa voglia veramente Trent, e Kamala non riesce a far accettare alla sua famiglia l'idea che voglia frequentare l'insegnante di Devi. Le dieci puntate scorrono così in modo estremamente piacevole, realistico e brillante tra messaggi anonimi online, festeggiamenti di San Valentino in cui le aspettative non sono all'altezza della realtà, gelosie, nuove amicizie e incontri, feste, tentativi di capire cosa si vuole dal proprio futuro e, ovviamente, litigi in famiglia che accompagnano amori, cuori spezzati e gioie.

Una serie in grado di rinnovarsi e rimanere fedele a se stessa

Il team di autori guidati da Mindy Kaling e Lang Fisher, che firmano rispettivamente il primo e l'ultimo episodio della stagione, riescono a creare un intreccio in cui ogni elemento sembra l'ingranaggio perfettamente oliato di una macchina complessa, ma perfettamente funzionante. L'ironia che contraddistingue l'atmosfera, ben sostenuta dalla voce narrante di John McEnroe, non fa mai sacrificare la sensibilità con cui vengono trattate le situazioni e le tematiche che i teenager stanno vivendo nella propria quotidianità e gli adulti possono ricordare assistendo agli eventi o sentendosi particolarmente vicini a Nalini (Poorna Jannathan), la madre di Devi che deve ancora ritrovare un proprio equilibrio dopo la morte del marito.
Non ho mai…, per mantenersi così brillante ed efficace, deve purtroppo sacrificare qualche personaggio e introdurne di nuovi, tuttavia la formula si rinnova in modo convincente grazie all'entrata in scena della nutrizionista interpretata da Sarayu Blue, che stringe amicizia con la madre di Nalini, e suo figlio Des (Anirudh Pisharody).
Gli elementi legati alle storie d'amore, non esclusivamente quelle degli adolescenti, sfiorano a tratti situazioni da soap opera e appaiono forzati, seppur esilaranti, solo nel caso della travagliata storia d'amore tra Kamala e Manish.

Avere a disposizione tre personaggi femminili molto diversi al centro della trama permette invece di offrire un quadro variegato, anche se non esaustivo, delle situazioni che contraddistinguono gli amori giovanili, spesso segnati dai dubbi alimentati dalle proprie vulnerabilità e insicurezze, ma anche dal desiderio di esplorare la propria sessualità e diventare adulti, alle volte prima di esserne realmente pronti, senza poi dimenticare il concetto di popolarità, di cui si mostra il lato oscuro e quello più luminoso.
A sostenere con bravura la serie è la naturalezza della sua protagonista, in grado di far provare empatia per Devi anche nei momenti in cui compie errori o si comporta in modo scorretto. Maitreyi brilla di luce propria tra i corridoi del liceo Sherman Oaks, ma colpisce dritta al cuore nelle scene in cui fa emergere il lato più sensibile e il dolore represso di Devi, elemento narrativo che permette di portare sul piccolo schermo con grande onestà anche la tematica delle conseguenze psicologiche del lutto e delle piccole e grandi sofferenze che ognuno porta con sé, a prescindere che si tratti di un teenager o di un adulto. Gli sceneggiatori compiono infatti la scelta giusta di non far dimenticare agli spettatori il punto di partenza del racconto e lo fanno con delle sequenze, come quella in cui in Devi riemerge un importante ricordo del passato o rivive la tragica morte del padre, che colpiscono dritto al cuore. L'elaborazione del lutto, seppur in secondo piano, rimane una costante della storia di Non ho mai… ed è interessante vedere come anche il racconto di Nalini compia un'evoluzione simile a quello della figlia, sottolineando e rafforzando l'idea di imparare a prendersi cura di se stesse e tratteggiare una nuova realtà in cui l'assenza, seppur sempre dolorosa, non rappresenti una sofferenza in grado di prendere il controllo su ogni altro settore della propria vita.

Un cambio di prospettiva molto utile

La terza stagione di Non ho mai… non sempre riesce a dare il giusto spazio a tutti i personaggi coinvolti, come purtroppo accade con l'interessante dinamica esistente nella famiglia di Paxton, ma regala una puntata davvero memorabile completamente dedicata al punto di vista di Ben.
Il compito di narrare la fantastica parentesi è stato dato ad Andy Samberg e il susseguirsi di eventi contribuiscono in modo unico a dare nuove sfumature ai personaggi maschili, rendendoli meno stereotipati e aumentando la loro umanità. I problemi di Ben, in un crescendo irresistibile in cui commozione e comicità vanno di pari passo, riescono comunque a rimanere ancorati a un realismo che continua a rendere la serie uno dei progetti più riusciti ambientati durante gli anni del liceo.

Un progetto che si conferma vincente

La serie Netflix, che si concluderà con la quarta stagione, non è solo un progetto all'insegna della diversità e del tentativo di spezzare definitivamente molti stereotipi, affrontandoli in maniera diretta grazie a scene come quelle con al centro Des o in cui si mostrano le tradizioni religiose. Non ho mai… sa infatti riflettere su situazioni e tematiche con sarcasmo e al tempo stesso grande cuore, con ironia e moltissima malinconia, con realismo e con un pizzico di fantasia. La formula, ancora una volta, è vincente e getta le basi, con un cliffhanger soprendente proprio sul finale, per un epilogo che sembra destinato a proporre situazioni più mature e protagonisti ormai consapevoli delle proprie debolezze e della propria determinazione.
La durata breve delle puntate non può quindi che suscitare un po' di dispiacere al termine della visione della stagione mentre ci si rende conto che essere accanto a Devi e i suoi amici, mentre affrontano gli inevitabili alti e bassi della vita, è fonte di tanto divertimento e di spunti di riflessione su se stessi e gli altri.

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