Non è un Paese per Vecchi (No Country for Old Men)


Un bottino, un casuale rapinatore in fuga e un killer psicopatico. Javier Bardem monumentale, ma l'ultima pellicola dei Coen non è il capolavoro annunciato, anche se magari vincerà l'Oscar...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloNo Country for Old MenRegiaJoel e Ethan Coen
Cast

Javier Bardem, Josh Brolin, Tommy Lee Jones, Woody Harrelson, Kelly Macdonald

Uscita28 marzo 008

Curioso. Nel 2007, dopo una rincorsa durata trent'anni, Martin Scorsese vinceva finalmente l'Oscar con The Departed, pellicola discreta, ma non certo da inserire tra i suoi capolavori assoluti. Quest'anno, lo stesso potrebbe capitare ai Coen, che con No Country for Old Men risalgono a livelli più consoni al loro talento (dopo i deludenti Prima ti sposo, poi ti rovino e The Ladykillers), ma che non raggiungono i fasti di Arizona Junior, Crocevia della morte e Il grande Lebowski.

Come spesso capita ultimamente, molti grandi autori non si dedicano più a fare film, ma a riflessioni cinematografiche sui generi, in cui sembrano dire che è impossibile creare qualcosa di originale e quindi tanto vale analizzare i procedimenti e le regole cinematografiche che tutti ormai conosciamo. Se questo atteggiamento è anche comprensibile, temo che, a lungo andare, si rischi di non creare più prodotti che funzionano bene sul grande schermo, ma una sorta di saggi che sembrano perfetti per far discutere la critica. Che, infatti, non aspettava altro e ha subito inneggiato al capolavoro.

Francamente, non condivido questo entusiasmo, anche se, in parte, ci sono delle ragioni valide dietro. Di sicuro, la performance di Javier Bardem è da antologia, in un ruolo che poteva facilmente scadere nel macchiettistico e che invece risulta incredibilmente coinvolgente, come quando trova il modo migliore per reperire le medicine che gli servono o quando sembra voler evitare allo spettatore la vista di un omicidio in maniera fredda e originale. Ma il suo personaggio, benché indimenticabile, è anche uno dei problemi del film. Infatti, è una sorta di angelo della morte praticamente indistruttibile e in grado di ritrovare sempre la sua preda, nonostante pallottole, incidenti, arresti o quant'altro. Ad un certo punto, si capisce che il realismo non è certo la strada cercata dai Coen, anche a causa di una polizia completamente assente e che non riesce neanche a trovare una persona (di cui molti hanno visto il volto) che commette numerosi omicidi ed è sempre coinvolto in sparatorie spettacolari. Tuttavia, questo connubio tra il realismo squallido delle ambientazioni e una storia quasi metafisica-metaforica a mio avviso non funziona sempre benissimo. Così come certi incontri paradossali (nonostante i personaggi strambi siano una caratteristica dei Coen) talvolta risultano fuori luogo.

Inoltre, alcune scene, che magari provocano una forte tensione, non sono originalissime. E se l'utilizzo limitato dei dialoghi e la solita fotografia fenomenale di Roger Deakins (che se non vince l'Oscar neanche quest'anno può parlare tranquillamente di persecuzione) sono lodevoli, una certa stupidità del protagonista, che non si rende conto del modo in cui viene seguito, non era accettabile neanche in una popcorn movie come Il mistero delle pagine perdute, figuriamoci qui.

Di sicuro, non si può dire che l'ultima mezz'ora sia banale, ma non è del tutto convincente. Se certe ellissi sono ammirevoli e se il personaggio di Javier Bardem supera tutti i limiti, l'ultima scena sembra fatta apposta per far parlare di sé (così come gli 'end credits') e lascia insoddisfatti. D'accordo un finale aperto, ma qui non si tratta proprio di finale. Ovviamente, è il classico caso in cui il 99% della critica ha paura di far notare certe cose per paura di sembrare stupida. Invece, ogni tanto, bisogna dirle certe cose...

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