Non è un Paese per Vecchi (No Country for Old Men)
Un bottino, un casuale rapinatore in fuga e un killer psicopatico. Javier Bardem monumentale, ma l'ultima pellicola dei Coen non è il capolavoro annunciato, anche se magari vincerà l'Oscar...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloNo Country for Old MenRegiaJoel e Ethan CoenCast
Javier Bardem, Josh Brolin, Tommy Lee Jones, Woody Harrelson, Kelly Macdonald
Curioso. Nel 2007, dopo una rincorsa durata trent'anni, Martin Scorsese vinceva finalmente l'Oscar con The Departed, pellicola discreta, ma non certo da inserire tra i suoi capolavori assoluti. Quest'anno, lo stesso potrebbe capitare ai Coen, che con No Country for Old Men risalgono a livelli più consoni al loro talento (dopo i deludenti Prima ti sposo, poi ti rovino e The Ladykillers), ma che non raggiungono i fasti di Arizona Junior, Crocevia della morte e Il grande Lebowski.
Francamente, non condivido questo entusiasmo, anche se, in parte, ci sono delle ragioni valide dietro. Di sicuro, la performance di Javier Bardem è da antologia, in un ruolo che poteva facilmente scadere nel macchiettistico e che invece risulta incredibilmente coinvolgente, come quando trova il modo migliore per reperire le medicine che gli servono o quando sembra voler evitare allo spettatore la vista di un omicidio in maniera fredda e originale. Ma il suo personaggio, benché indimenticabile, è anche uno dei problemi del film. Infatti, è una sorta di angelo della morte praticamente indistruttibile e in grado di ritrovare sempre la sua preda, nonostante pallottole, incidenti, arresti o quant'altro. Ad un certo punto, si capisce che il realismo non è certo la strada cercata dai Coen, anche a causa di una polizia completamente assente e che non riesce neanche a trovare una persona (di cui molti hanno visto il volto) che commette numerosi omicidi ed è sempre coinvolto in sparatorie spettacolari. Tuttavia, questo connubio tra il realismo squallido delle ambientazioni e una storia quasi metafisica-metaforica a mio avviso non funziona sempre benissimo. Così come certi incontri paradossali (nonostante i personaggi strambi siano una caratteristica dei Coen) talvolta risultano fuori luogo.
Di sicuro, non si può dire che l'ultima mezz'ora sia banale, ma non è del tutto convincente. Se certe ellissi sono ammirevoli e se il personaggio di Javier Bardem supera tutti i limiti, l'ultima scena sembra fatta apposta per far parlare di sé (così come gli 'end credits') e lascia insoddisfatti. D'accordo un finale aperto, ma qui non si tratta proprio di finale. Ovviamente, è il classico caso in cui il 99% della critica ha paura di far notare certe cose per paura di sembrare stupida. Invece, ogni tanto, bisogna dirle certe cose...