Non è te che aspettavo, la recensione

Abbiamo recensito per voi Non è te che aspettavo, graphic novel di Fabien Toulmé edita da BAO

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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L'attesa di un figlio è sicuramente un periodo ricco di forti emozioni, tra entusiasmo e preoccupazioni. Sono proprio quest'ultime ad avere la meglio su Fabien, protagonista del fumetto autobiografico Non è te che aspettavo, pubblicato in Italia da BAO Publishing.

L'autore racconta la nascita della sua seconda figlia sin dalla prima ecografia, quando si insinua in lui il timore di complicazioni e malformazioni. Tutti i medici tranquillizzano ripetutamente lui e sua moglie, ma quando la bambina viene al mondo i due vengono travolti dall'amara scoperta: la piccola Julia ha la Trisomia 21, l'anomalia genetica principale causa della sindrome di Down.

Inutile dire che dopo questa doccia fredda uno dei giorni più felici della vita del protagonista si trasforma in un incubo, con la prospettiva di dover crescere una bambina handicappata, la quale dovrà dipendere dai suoi genitori anche una volta raggiunta l'età adulta.

Un racconto simile poteva scadere in facili pietismi, ma l'autore Fabien Toulmé - qui al suo esordio nel campo della graphic novel - percorre la strada opposta riportando con schiettezza le emozioni provate, senza vergognarsi dei sentimenti meno nobili e dell'iniziale rifiuto nei confronti della piccola.

Non è te che aspettavo, anteprima 01

È facile prevedere che questo rapporto brusco si addolcirà con il passare del tempo, ma la narrazione dei primi mesi di vita di Julia fa male, perché lascia emergere un lato oscuro dell'animo umano in cui tutti ci possiamo riconoscere. La rabbia per una situazione difficile di cui non si ha colpa, la paura del futuro e l'invidia nei confronti dei genitori che hanno visto nascere bambine perfettamente sane sono sensazioni comprensibili, e immedesimandosi è facile immaginarci vivere un simile turbine emotivo. Il fatto che l'autore dichiari apertamente cosa ha provato, in qualche modo, ci solleva dal senso di colpa con la consapevolezza che noi stessi potremmo avere un atteggiamento simile.

Come molte autobiografie, la testimonianza di Toulmé è importante perché tratta una realtà non così spesso indagata, e il suo racconto è utile proprio come il confronto che lo stesso autore/protagonista ha con altri genitori di bambini Down.

Non è te che aspettavo è un'opera prima particolarmente sentita, ma questo è da imputare più al racconto in prima persona di chi ha vissuto un'esperienza simile che a particolari virtuosismi narrativi o scene costruite nel modo più efficace.

Il volume è suddiviso in capitoli, ognuno dei quali è contraddistinto dalle sfumature di una particolare tinta: accesa nelle fasi più critiche della trama, più fredda quando la coppia di genitori vive un momento di tranquillità.

I disegni semplici riescono a tratteggiare le emozioni dei protagonisti in modo appena accennato, ma nonostante la stilizzazione è difficile che la potenza emotiva di questo fumetto possa lasciare indifferente il lettore, catturato dall'inferno e dal paradiso generati da un semplice cromosoma in più.

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