Non dormire nel bosco stanotte, la recensione
Non dormire nel bosco stanotte è una lettera d'amore agli slasher, scritta in polacco e firmata con il sangue
Non dormire nel bosco stanotte, ma neanche le prossime
Scritto e diretto da Bartosz M. Kowalski, al suo secondo lungometraggio dopo il thriller Playground, Non dormire nel bosco stanotte è uno slasher che più classico non si può nella struttura, che prova almeno stilisticamente a staccarsi dai modelli americani per sfruttare il fatto di essere un prodotto polacco. Il modello principale è quello di Venerdì 13, come forse si intuiva dal dettaglio del campo estivo, ma c’è anche un pizzico (o più di un pizzico) di Non aprite quella porta e Le colline hanno gli occhi, e persino qualche tentazione meta- più moderna che guarda a film come Scream: nel caso non fosse ancora chiaro, c’è molto poco di originale in Non dormire nel bosco stanotte.
Non dormirci, capito?
Escursione che porta i sei ad attraversare degli scenari onestamente incantevoli, e Kowalski a presentarceli con pochi, semplici tratti ma efficaci, che li rendono più tridimensionali della media del genere. Esistono due modi di fare slasher: c’è quello in cui i protagonisti sono insopportabili e si tifa per il cattivo e i suoi omicidi, e quello dove invece si tifa per i protagonisti; Non dormire nel bosco stanotte sceglie il secondo, e anche se all’inizio zoppica un po’ nel tentativo di inseguire i suoi modelli, con il passare dei minuti si allontana sempre di più dall’impronta americana per addentrarsi in territori più francamente est-europei: disagio, tempi dilatati, campi lunghi su foreste inondate dalla luce della Luna, un’inspiegabile ma non sgradevole dose di realismo sociale e critica politica (il concetto ripetuto più volte nel corso del film è “eh, ma sai, siamo in Polonia...”), e ovviamente violenza, tantissima violenza, creativa e d’impatto.
Che è poi il dettaglio su cui più di tutti si basa l’impatto di un film del genere, che mette in chiaro fin da subito che non vedremo arrivare vivo alla fine del film quasi nessuna delle persone che impariamo a conoscere e apprezzare nel corso del primo atto. Non dormire nel bosco stanotte mette da parte i jump scare per affidare il suo impatto alla costruzione della tensione e soprattutto agli omicidi, che sono da sempre il vero termometro per il genere: più sono shockanti più lasciano il segno, e quelli del film di Kowalski si distinguono, se non per originalità (anche se almeno uno...), quantomeno per pura crudeltà, aiutati dal fatto che i cattivi di turno sono bestiali e mostruosi e mossi da un unico istinto che è quello di massacrare qualsiasi cosa si muova. Ancora una volta nulla di originale, certo, ma non c’è nulla in Non dormire nel bosco stanotte che reinventi la ruota; quello che c’è però è fatto con competenza e passione, e tanto basta a fargli meritare una segnalazione.