Non c'è Bisogno di Presentazioni - 1x02, la recensione
La nostra recensione del secondo episodio dello show di David Letterman su Netflix. Ospite George Clooney
Lo show mensile in onda su Netflix è proprio uno show da pensione, con tutti i pro e i contro del caso. Con una cadenza molto rilassata Letterman prepara con calma un incontro che non ha nulla di tutte le costrizioni commerciali che regnano in televisione, non ha i tempi contratti e non ha la vocazione commerciale. Nel Late Show gli ospiti venivano a promuovere qualcosa, a parlare di un film un disco, una trasmissione o una campagna elettorale, ora invece sembrano tutti venire a parlare di altro che non sia il loro lavoro. E anche le domanda di David non sono più quel misto di curiosità e dettagli di vita privata, ma scavano in una direzione precisa di cui tendiamo a sapere poco.
Non si può dire che il male stia nell’idea di lavorare su argomenti fuori dal comune. Avere George Clooney e parlare relativamente poco della sua carriera (un breve accenno agli inizi discutendo di come sia cresciuto nell’Indiana, stesso stato di Letterman) per concentrarsi invece sull’eredità che gli lascia il padre, giornalista televisivo locale, come abbiano lavorato insieme sui temi più importanti e da dove venga questa sua vicinanza al sociale o alle grandi battaglie, è indubbiamente una cosa interessante, specie considerato come questo poi incroci la parte più attuale della sua vita privata con il matrimonio con un avvocato di diritti umani. Però, nonostante la brillantezza di Clooney, Letterman sembra non fare mai di tutta questa materia uno show e il risultato è un talk show come molti altri in cui l’ospite fa la parte migliore del lavoro.
E forse proprio questa finalità positiva, solare e mirata a raccontare il meglio è quella che affossa il talento di David Letterman. Perché un intervistatore come lui, con i talent che ha avuto fino ad ora, dà il meglio nel metterli in crisi come faceva una volta, nel mettere un po’ a disagio l’ospite invece di cullarlo nella soffice sicurezza che nulla potrà andare male. Perché è proprio nella battaglia tra il primo che cerca di trasmettere la miglior immagine possibile di se stesso e il secondo che la mette in crisi, ne svela la falsità, la rivela per quel che è o rende accidentato il terreno autocelebrativo che stava la grandezza del suo show. Invece fino ad ora è una carrellata di amici che si danno il cinque continuamente e anzi l’unico preso in giro e messo alla berlina è Letterman stesso ad opera loro, che davvero è la parte meno interessante.