Non c'è 2 senza te, la recensione

Tra macchiette gay, una sceneggiatura implausibile e l'assenza di ritmo, Belen Rodriguez è davvero l'ultimo problema di Non c'è 2 senza te

Critico e giornalista cinematografico


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Molti pregiudizi hanno accompagnato l'annuncio dell'uscita di questo "film con Belen", nessuno però che avesse fatto notare che il problema di Non c'è 2 senza te non è di certo Belen Rodriguez (attrice non eccellente ma nemmeno peggiore di tante altre per le quali nessuno si strappa i capelli e di certo più appetibile al boxoffice, se non altro), quanto l'idea di fare l'ennesima commedia in cui l'omosessualità non è un contesto, un elemento dato o una caratteristica dei personaggi ma il punto centrale dell'intreccio (i protagonisti sono davvero gay? Come lo vivono? Vogliono dei figli?). Il film crolla immediatamente, alla seconda macchietta omosessuale, e da lì in poi arranca fino alla fine tra mille implausibilità senza ragione.Il film crolla immediatamente, alla seconda macchietta omosessuale

L'universo costruito da Massimo Cappelli non si regge in piedi. C'è un bambino di 10 anni che ragiona e si comporta come uno di 6, una scuola totalmente implausibile (ci sono dei bulli? Non ci sono? È un istituto omofobo? Lo è solo il personaggio di Belen?) che viene presentata con una inquadratura del portone d'ingresso sul quale campeggia un foglio bianco con stampato sopra "Scuola privata primaria", per essere proprio chiari, per non dire poi degli incroci e degli intrecci che dovrebbero scatenare l'umorismo (nessuno dei personaggi capisce niente, nemmeno le cose più evidenti).

Se la scrittura crolla quasi subito, la recitazione è un'agonia moto più sfaccettata. Si va dai protagonisti Abbrescia e Troiano, gay esagerati, lasciati liberi di dare sfogo ed esagerare in palese contrasto con il tono degli altri (almeno in Cado dalle nubi i loro personaggi, quasi uguali a questi, erano coerenti con il tono del film), a Tosca D'Aquino che passa senza equilibrio dalla misura dei primi momenti alla replica dell'eccessivo personaggio di Il ciclone nel finale, fino a Belen, diretta con poco mestiere e quindi abbandonata alla sua praticamente nulla abilità recitativa.

Privo di ritmo, di scrittura e di una recitazione che almeno tenga in piedi la baracca Non c'è 2 senza te macera nella sua mancanza di originalità per tutta la durata, accumulando fastidio mai stemperato da qualche trovata, mai rischiarato da un guizzo d'umorismo.

Commedie banali ne abbiamo viste tante e tante ne vedremo, quel che sembra giusto pretendere è che siano almeno progetti concepiti con equilibrio e abilità. Se non ci può essere l'originalità, almeno ci sia il mestiere, la capacità di narrare, la fluidità di montaggio e la misura nell'immaginare un mondo coerente e credibile.

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