Noi siamo infinito, la recensione
Grande storia di formazione, ascesa e affermazione sentimentale di un adolescente fuori dal mucchio e dagli stereotipi. Il miglior cinema per ragazzi...
Sarà il ritorno di moda degli anni '80, fatto sta che gli ultimi anni sono riusciti a regalarci almeno una perla ogni 365 giorni appartenente al genere della commedia adolescenziale. Easy girl, Adventureland, Mean girls, Bandslam e via dicendo sono stati i migliori esempi ma l'elenco è folto. Ora Noi siamo infinito si connota come una variazione hipster sul tema, più piegato su un protagonista introverso e traumatizzato aiutato nella sua apertura al mondo da un gruppo di ragazzi più grandi e diversi dalla media.
Tutto parte da un libro pubblicato da MTV alla fine degli anni '90 e mai provenienza fu più evidente. Noi siamo infinito traspira MTV culture anni '90 da ogni poro. Il modo in cui i protagonisti vestono e interagiscono sembra uscito da un videoclip indie-rock-sentimentale ma è poi nell'uso spregiudicato della voce fuoricampo (il romanzo era paradossalmente epistolare) che si smuovono le acque con più efficacia a furia di omosessuali, ragazze con capelli corti e un'attrattiva sessuale che non passa per i consueti percorsi, arroganze e violenza scolastica ordinaria con musica di David Bowie anche se nessuno sa chi sia.
Ovviamente il titolo italiano che fa molto film di Veronesi sui giovani non somiglia nemmeno all'originale che si potrebbe tradurre letteralmente come "I benefici di fare da tappezzeria", o con più sbrigatività come è stato tradotto il titolo del romanzo: "Ragazzo da parete".