Noi, la recensione
L'opera più compiuta di Jordan Peele è un horror che affronta il tema dell'alterità alla radice. Noi ha una passione per il ritmo e la suspense invidiabili
Più probabilmente è un film sul senso di paura che esiste nei confronti di chi non è diverso da noi ma sentiamo diverso da noi, sulla paura che ci minacci. Un film sui nostri anni davvero, in cui c’è sempre un altro da qualche parte da temere.
Jordan Peele centra (di nuovo) perfettamente il giusto grado di riluttanza con la quale rilasciare le informazioni sulla storia. Noi è un film angosciante nel senso migliore del termine, di cui si desidera sapere tutto proprio perché a fatica viene comunicato. E l’interesse non è solo dato dallo spunto di scrittura ma soprattutto dall’uso delle musiche (potenti, evocative, terrificanti), dai molti toni che si alternano nella recitazione, e da una fotografia sofisticata come poche volte capita negli horror.
La forza di Noi è insomma tutta nel rifiutare di essere come gli altri horror o thriller. Ad esempio Peele rifiuta i colpi improvvisi e annuncia tutte le comparsate. Nessuno appare a sorpresa per spaventare ma la tensione sta nel lento arrivare molto annunciato della minaccia. Anche la violenza non esplode mai di colpo ma è così rimandata che quando arriva, per quanto annunciata, è comunque inattesa. È la recitazione a veicolare la paura. Lupita Nyong'o non è eccezionale e abbastanza meccanica, ma l'idea dietro la sua performance come "doppia" è potentissima.
C’è insomma una mano tecnica potentissima dietro il film (ed è incredibile considerato che è il secondo lungometraggio di un comico), che nonostante non voglia copiare nessuno dimostra di conoscere la storia del genere. Ad esempio usa i disegni dei bambini rivelatori come in Profondo Rosso e cita due volte Lo Squalo (è su una maglietta e in spiaggia c’è una scena simile a quella dello sceriffo Brody che cerca di guardare in mare mentre una persona gli sta parlando). Come i registi più grandi Peele sembra non avere maestri (anche se in realtà è solo che li rimescola bene) e partorire dal nulla le proprie idee. Ha la rarissima capacità di acchiappare la paura non dagli esiti (il sangue, lo sparo, i ghigni) ma alla radice (il senso di minaccia, il doppio scuro, le immagini agghiaccianti del finale).