Noi anni luce, la recensione
Con una buona fattura e una certa decisione nella messa in scena Noi anni luce trova la strada più corretta per il cinema di sentimenti
La recensione di Noi anni luce, il film romantico in uscita in sala il 27 luglio
A differenza dei molti film romantici con malattia terminale in circolazione, che funzionano più che altro come storie in cui personaggi con un destino segnato cercano una maniera per vivere ancora qualche momento (e proprio la vicinanza della morte dovrebbe rendere l’anelito di vita più forte), Noi anni luce è un film in cui si scappa dalla morte, in cui c’è una bomba che ticchetta, un tempo finito per i personaggi entro il quale possono trovare un rimedio alla morte. Diventa così più che una storia romantica (è anche quello) una storia di tenacia, attaccamento alla vita e quindi godimento di essa. Paradossalmente questa che inevitabilmente è una storia piccola ha riflessi e temi estremamente vasti e un suo strano ottimismo (la tragedia non mancherà però). Per questo poi stona molto come il film finisce, come cioè viene risolto l’intreccio del padre, con piccole magagne e altrettanto piccole questioni mal scritte, mal dirette e molto mal interpretate, che di colpo abbassano tutto a livello fiction.
Soprattutto però, se ci sono poche speranze per Carolina Sala (con i capelli corti sembra sempre di più una giovane Barbora Bobulova) che dopo Vetro e Perfetta illusione è ancora blanda e generica, mai a fuoco, mai incisiva mai animata da reali sentimenti, la sorpresa stavolta è che Rocco Fasano recita! È la prima volta che capita dopo SKAM Italia, e ricorda a tutti il potenziale che ha un volto particolare come il suo se preso e gestito a dovere in una parte perfetta.