Noi anni luce, la recensione

Con una buona fattura e una certa decisione nella messa in scena Noi anni luce trova la strada più corretta per il cinema di sentimenti

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Noi anni luce, il film romantico in uscita in sala il 27 luglio

C’è poco da stupirsi in Noi anni luce, non è un film fatto per sorprendere ma semmai per confermare, conquistare e reiterare. Commuovere no, non è proprio il caso, ma coinvolgere magari sì. Sono diversi anni che sembra che il cinema italiano abbia la ferma intenzione di riconquistare il pubblico di adolescenti. Ma volerlo è una cosa e riuscirci è un altro paio di maniche, tuttavia a fronte di molti tentativi maldestri Noi anni luce sembra giocare a un altro livello. La storia è convenzionale e non necessariamente ben chiusa, mette un’adolescente che scopre improvvisamente un problema di salute (leucemia) a contatto con un altro adolescente malato. Lui inizialmente si finge un infermiere poi la travolge, spingendola a cercare il padre che non ha mai conosciuto così che lui possa donarle il midollo osseo di cui ha bisogno per sopravvivere.

A differenza dei molti film romantici con malattia terminale in circolazione, che funzionano più che altro come storie in cui personaggi con un destino segnato cercano una maniera per vivere ancora qualche momento (e proprio la vicinanza della morte dovrebbe rendere l’anelito di vita più forte), Noi anni luce è un film in cui si scappa dalla morte, in cui c’è una bomba che ticchetta, un tempo finito per i personaggi entro il quale possono trovare un rimedio alla morte. Diventa così più che una storia romantica (è anche quello) una storia di tenacia, attaccamento alla vita e quindi godimento di essa. Paradossalmente questa che inevitabilmente è una storia piccola ha riflessi e temi estremamente vasti e un suo strano ottimismo (la tragedia non mancherà però). Per questo poi stona molto come il film finisce, come cioè viene risolto l’intreccio del padre, con piccole magagne e altrettanto piccole questioni mal scritte, mal dirette e molto mal interpretate, che di colpo abbassano tutto a livello fiction.

Fino a quel momento invece Isabella Aguilar, Federico Sperindei e Serena Tateo (alla scrittura) e Tiziano Russo (alla regia) creano uno dei migliori teen movie romantici italiani visti in questi anni (la concorrenza non è proprio spietata eh). La prima ha lunga esperienza nel cinema romantico (aveva iniziato co-scrivendo Dieci inverni, un vero caposaldo), il secondo ha scritto il thriller The Shift e un altro teen movie romantico (Anni da cane), mentre Tiziano Russo ha la tecnica del regista dei videoclip ed è già stato al timone della quinta stagione di SKAM Italia. Il film è solido. Insieme poi trovano anche il mood giusto, incastrano bene Caterina Guzzanti nel ruolo di mamma e si muovono a dovere tra i classici del genere, come la fuga di nascosto, e la tensione del desiderio sempre latente. 

Soprattutto però, se ci sono poche speranze per Carolina Sala (con i capelli corti sembra sempre di più una giovane Barbora Bobulova) che dopo Vetro e Perfetta illusione è ancora blanda e generica, mai a fuoco, mai incisiva mai animata da reali sentimenti, la sorpresa stavolta è che Rocco Fasano recita! È la prima volta che capita dopo SKAM Italia, e ricorda a tutti il potenziale che ha un volto particolare come il suo se preso e gestito a dovere in una parte perfetta.

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