Nobody Wants to Die, la recensione

Nobody Wants to Die è un'opera dalla narrazione totalizzante, in grado di intrattenere come un ottimo film di fantascienza

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Quando ci si avvicina a un titolo come Nobody Wants to Die lo si fa molto probabilmente per la sua ambientazione. Dopotutto è evidente sin dalle prime immagini e dai primi trailer che si tratta di una storia a metà tra Blade Runner e Altered Carbon. Una storia caratterizzata ad atmosfere curate nei minimi dettagli e da una sceneggiatura che, almeno sulla carta, dovrebbe riuscire a calamitare l’attenzione del giocatore dal primo all’ultimo minuto di gioco. Una volta attirati da questi elementi, subentra però un’altra questione: e se il titolo non fosse divertente da giocare? Non sarebbe stato meglio, in quel caso, aver goduto della storia attraverso in medium differente, come un film o una serie TV?

Domande legittime, ma che non presentano risposte giuste o sbagliate. Questo perché vivere un videogioco è un’esperienza estremamente soggettiva. L’approccio stesso al lessico videoludico è differente per ognuno di noi. Alcuni giocatori appaiono totalmente disinteressati al comparto narrativo e altri, al contrario, desiderano mettere le mani solamente su opere ben scritte e dirette. Non esiste una fazione che ha ragione e una che ha torto, bensì si tratta semplicemente di metodi differenti di fruire un videogioco.

Ciò che le software house e i vari siti di critica videoludica dovrebbero fare, però, è comunicare nel modo corretto i vari titoli. Solo in questo modo è possibile attirare la corretta tipologia di pubblico verso il giusto prodotto. In questo modo, chiunque sia interessato, per esempio, a Nobody Wants to Die saprebbe di star guardando un’opera fortemente vincolata alla narrativa. Un'opera dove l’unico elemento di gameplay a emergere sono i puzzle ambientali da risolvere attraverso gli strumenti in dotazione del protagonista. Rientrate forse in questa tipologia di giocatori? Siete curiosi di sapere se Nobody Wants to Die è in grado di intrattenere dall’inizio alla fine? Allora siete nel posto giusto. Noi siamo qui apposta per aiutarvi a capire se gli sforzi dei ragazzi di Critical Hit Games meritano o meno i vostri soldi.

VITA, (FANTA)SCIENZA E FILOSOFIA

Nobody Wants to Die è ambientato nella New York del 2329, in un un mondo nel quale la scienza ha ormai sconfitto la morte. La gente più ricca, infatti, può permettersi un nuovo corpo all’interno del quale proiettare la propria mente. Quando il detective del Dipartimento per la Mortalità James Karra viene mandato a indagare su un caso all’apparenza poco importante, appare evidente sin da subito che qualcosa di strano sta accadendo in città.

Il corpo di Edward Green, uno dei fautori di questa nuova rivoluzione scientifica, viene trovato appeso a un albero bruciato. Una morte che, questa volta, non prevede alcuna possibilità di ritorno e che, proprio per questo, fa nascere nella mente del detective il dubbio che non si tratti di un “semplice” suicidio. Un dubbio che non viene pienamente condiviso dalla sua assistente Sara Kai, la quale non sembra fidarsi della presunta lucidità di un uomo come James, dal passato tanto tragico e problematico.

La trama di Nobody Wants to Die è senza dubbio il principale motivo per cui avvicinarsi all’opera di Critical Hit Games. Un motivo che, di per sé, già vale il prezzo del biglietto. Questo grazie a una solida sceneggiatura dal taglio cinematografico, a interpretazioni di alto livello da parte degli attori e da un’atmosfera riuscita sotto ogni punto di vista. Se amate i futuri distopici e i toni tipici di opere come Cyberpunk o Blade Runner, allora Nobody Wants to Die vi farà sentire immediatamente a casa. Un mix tra tematiche futuristiche e filosofiche, accompagnata da un ritmo degno dei thriller degli anni Cinquanta in grado di creare assuefazione.

Poco importa se la libertà di movimento è ridotta all’osso e se alcuni scorci hanno il solo scopo di affascinare il giocatore con una messa in scena sontuosa. Nobody Wants to Die offre un racconto meritevole di attenzione sia per le tematiche trattate che per la messa in scena. Un risultato che non molte aziende possono offrire, soprattutto se si tratta di realtà emergenti al loro primo rodeo nel settore videoludico.

IL CASO È CHIUSO

Per quanto riguarda il gameplay, Nobody Wants to Die ci mette di fronte a diversi delitti. Delitti che potremo analizzare grazie agli strumenti in dotazione a James Karra. Il più importante è senza dubbio un dispositivo in grado di riavvolgere il tempo in base agli indizi raccolti. Una macchina interessante, che ci permetterà di fare chiarezza anche durante le indagini più complesse. La necessità di alternare questo oggetto ad altri apparecchi tecnologici crea una buona varietà nella disamina degli ambienti. Nonostante questa varietà, sia ha però la sensazione di essere costantemente guidati dal gioco, barattando così l’alto livello cinematografico con la libertà di poter prendere le proprie decisioni. Difficilmente qualcuno potrà rimanere bloccato a lungo in Nobody Wants to Die. Questo grazie ai numerosi suggerimenti dati a schermo, quando non declamati direttamente dalla nostra assistente in contatto da remoto.

Sia chiaro: la natura narrativa di Nobody Wants to Die è chiara sin dai primi minuti di gioco, ma sembra quasi che talvolta gli sviluppatori volessero puntare a realizzare qualcosa di diverso. Qualcosa di più complesso, che vada oltre a una storia lineare con giusto qualche bivio narrativo per arrivare ai diversi finali del gioco. In ogni caso, se amate le produzioni story-driven, qui vi troverete senza dubbio a vostro agio. Anzi: rispetto ad altre opere come “Everybody’s Gone to the Rapture”, per esempio, Nobody Wants to Die offre maggiori sfaccettature ludiche, facendo un passo verso le avventure grafiche più moderne. Un passo verso una direzione opposta ai giochi esclusivamente narrativi, ma che impedisce al titolo di raggiungere la meta desiderata a causa di una struttura troppo rigida e guidata.

UN MERAVIGLIOSO MONDO DISTOPICO

Una volta avviato, Nobody Wants to Die riesce sinceramente lasciare a bocca aperta il giocatore. Il comparto grafico, supportato dalla potenza dell’Unreal Engine 5, offre scenari incredibili, modelli dei (pochi) personaggi riusciti e un’illuminazione dal forte taglio cinematografico. Insomma: il colpo d’occhio è davvero notevole e non si ha assolutamente la sensazione di trovarsi di fronte all’opera prima di un piccolo team. Lo stesso si può dire della colonna sonora e delle interpretazioni dei vari attori. Nel primo caso siamo rimasti ammaliati dalla soundtrack di Mikolai Stroinski, mentre il doppiaggio ci ha proiettati all’interno di un film dal quale è stato veramente difficile uscire. Completano il quadro tecnico un frame rate, su PC, granitico e un’ottima localizzazione in italiano, con sottotitoli quasi sempre coerenti e ben scritti.

NOBODY WANTS TO DIE, IL COMMENTO FINALE

Nobody Wants to Die non vuole essere paragonato a Cyberpunk 2077 o ai giochi nei quali il gameplay è alla base dell’intrattenimento. L'opera di Critical Hit Games è, per prima cosa, una splendida storia, narrata con grande maestria e piena consapevolezza del linguaggio videoludico. Gli sviluppatori, supportati dal Publisher, hanno saputo dimostrare a tutti quanto sia importante centrare la trama e l’atmosfera per dare vita a un’opera meritevole di attenzione. Il prossimo passo è quindi capire se rimanere ancorati a questo genere videoludico, oppure se tentare di percorrere una nuova strada e sacrificare il ritmo in funzione di una maggior libertà concessa al giocatore.

Come dicevamo nei paragrafi iniziali di questo articolo: non c’è una risposta giusta o sbagliata. C’è semplicemente una decisione da prendere e un relativo pubblico da soddisfare. In ogni caso, se siete tra coloro che cercano principalmente un’avventura dal forte taglio cinematografico, allora Nobody Wants to Die è il gioco che fa per voi. 

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