Nioh 2, il soulslike di Team Ninja ci regala un prequel pigro | Recensione

Team Ninja ci propone una nuova declinazione del suo soulslike: Nioh 2, prequel del precedente titolo, ci riporta nel Giappone feudale

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Nioh 2, il soulslike di Team Ninja ci regala un prequel pigro | Recensione

Era il 2017, esattamente tre anni fa, quando la lunghissima gestazione di Nioh permise a Team Ninja di arrivare sul mercato videoludico con un titolo cruento ed esuberante, ma allo stesso tempo molto difficile e votato a una platea esclusivamente hardcore. Quel soulslike, esclusiva per PlayStation 4, ha oramai proliferato e il suo successore, che nell'ecosistema dell'era Sengoku si configura come un prequel, si presenta ai nostri occhi con la stessa esuberanza e cattiveria del capostipite: con qualche novità e per lo più delle riproposizioni di quanto già avevamo visto a suo tempo, Nioh 2 ci fa rituffare in quell'ambientazione orientale che aspetta solo di essere affettata con la nostra lama.

"La trama di Nioh 2 si inerpica in maniera molto complessa attraverso uno schema che era già stato consolidato nel primo capitolo"Non è la trama il punto forte del soulslike di Team Ninja, perché se le avventure di William Adams, il protagonista del primo Nioh, le abbiamo già praticamente dimenticate per la scarsa memorabilità, non sarà da meglio quello che ci ritroveremo a vivere con il nostro nuovo alter ego. Della sua figura, perfettamente personalizzabile in ogni sua forma con un editor minuzioso e capillare, sappiamo solo essere l'erede di un'unione quasi maledetta: un samurai pregno di onore e uno yokai donna dallo spirito gentile, che permetterà al nostro protagonista di agevolare quella trasformazione in demone in qualunque momento egli voglia. Dopo questa premessa, la trama di Nioh 2 si inerpica in maniera molto complessa attraverso uno schema che era già stato consolidato nel primo capitolo e qui riproposto in maniera molto pigra: un'alternanza di missioni, segmentate tra di loro, spesso riproposte nelle medesime ambientazioni, con l'unico fil rouge rintracciabile nell'eterna lotta al mondo dei demoni, quegli yokai che proveranno a bloccare la vostra avanzata in maniera alternata agli umani dello schieramento opposto. Con qualche buco di trama, con qualche spiegazione pretestuosa e dei contenuti non proprio memorabili, anche la storia di Nioh 2 passerà nella nostra testa con scarsi successi, spingendoci a combattere e a goderci l'esperienza complessiva soltanto per il suo gameplay e per il suo battle system.

Oltre a poter esaltare anche questa volta la completezza del lavoro svolto per permetterci di sguainare le nostre armi (nove tipologie in totale, moltiplicate per una marea di equipaggiamenti e di livello di rarità) o di puntare il mirino del vostro arco, archibugio o schioppo che sia, Nioh 2 è riuscito a inserire alcune novità interessanti dal punto di vista del combattimento in quella che è l'esperienza complessiva. Avendo dalla sua un protagonista che fa leva sulla sua duplice esistenza di umano e demone, potremo sfruttare la forma yokai in molteplici modalità: oltre alla canonica trasformazione, che ci donerà per qualche secondo una maggior potenza e una maggiore velocità, potremo anche usufruire, stavolta, di due abilità attivabili con l'ausilio del dorsale destro. Ovviamente avremo la possibilità di scegliere che tipo di abilità attivare e in che momento: sulla tipologia ci dovremo affidare a dei nuclei d'anima, oggetti molto rari che lasceranno cadere i più coriacei yokai sconfitti, da raccogliere e purificare presso il primo santuario a disposizione, per poi essere incastonati in un'ipotetico alloggio della vostra anima, scegliendo accuratamente a quali abilità affidarsi; sul momento, invece, bisognerà fare affidamento sulla barra dell'Anima, da ricaricare in base ai colpi inflitti e da tenere ben d'occhio per non vanificare poi il momento in cui dovrete affidarvi al contrattacco esplosivo. Quest'ultimo è la terza abilità inserita ex novo in Nioh 2, pensata per fronteggiare l'assalto di un nemico che si prepara a maciullarvi come un pezzetto di carne: capirete quand'è il momento di usarlo perché riceverete un feedback da parte dello yokai di turno che si colorerà immediatamente di rosso, ed è lì che dovrete replicare con grande tempismo per stordirlo e fargli crollare la barra del Ki, quello spauracchio che vi terrà compagnia per l'intera vostra avventura.

Così come Nioh, d'altronde, anche il suo prequel basa tutto il battle system nell'annoso sistema del Ritmo Ki e della stamina stessa: ogni colpo ben assestato, infatti, andrà a influire sulla vostra energia, pronta a variare a seconda della posizione tenuta durante il combattimento. Ne avrete tre, da quella bassa a quella alta passando per l'intermedia: ovviamente, con annesse differenze per l'attacco pesante e quello leggero, ognuna di esse comporterà una maggiore fatica e un maggior dispendio di Ki, oltre però a produrre un attacco più forte sia di potenza che di destabilizzazione dell'energia dell'avversario stesso, che in caso di stremo potrà essere infilzato come uno spiedino. Recuperare il Ki utilizzando bene il Ritmo sarà la prima più importante abilità da padroneggiare, perché nel caso in cui doveste rimanere senza un briciolo di energia sarete proprio voi a finire infilzati in maniera poco piacevole. Ed essendo la difficoltà di Nioh 2 molto punitiva, confermando quanto già visto nel primo capitolo, il consiglio principale è quello di evitare sempre di cedere il fianco all'avversario concedendogli di avere la meglio in qualsiasi momento. Senza lasciarsi andare in quelle supposizioni che per anni hanno accompagnato le critiche al sistema di difficoltà di Nioh 2, definito in alcuni frangenti anche volutamente a favore dell'IA, confermiamo che in alcuni momenti il soulslike di Team Ninja si lascia andare a delle brutture di bilanciamento che attestato come non ci sia stata alcuna intenzione di andare a modificare uno dei principali contro del suo predecessore. A parlarvi è un fan sfegatato dei soulslike, ma non sottolineare delle incongruenze del gameplay sarebbe scorretto, soprattutto quando vi ritroverete, in maniera del tutto randomica, a subire un KO istantaneo dallo yokai di turno.

Il gameplay di Nioh 2, al netto dello sbilanciamento di difficoltà appena citato, si presenta in maniera davvero completa, senza lasciare nulla al caso: la build che potremo andare a costruire per il nostro alter ego è capillare in ogni sua forma, sia nell'equipaggiamento, con le annesse abilità secondarie e con i vari set da poter indossare, sempre tenendo un occhio ben accorto al peso di ciò che stiamo portando con noi, quanto nelle armi da equipaggiare. La distribuzione dei punti è legata ovviamente all'avanzamento del livello, che seguendo quella che è la bibbia firmata da Miyazaki in FromSoftware richiede la spesa di Amrita, la valuta che andremo a raccogliere dai vari nemici sconfitti o da alcuni giacimenti di forte colore dorato, che ci doneranno quelle che sono praticamente l'equivalente delle anime di Dark Souls. Tenendo sempre fede a quelle che sono le indicazioni del capostipite del genere, nel caso in cui doveste morire sotto i colpi di qualche avversario, o magari perché vittime di quella scarsa malleabilità dei movimenti dell'alter ego che non è in grado né di saltare, né di nuotare, sarete costretti a lasciar cadere tutto ciò che state portando con voi: Nioh 2 vi darà la possibilità di tornare sul luogo del delitto per recuperare quanto perso, ma doveste morire nel tragitto non avrete più la possibilità di recuperare quanto perso, dovendo dire addio all'Amrita conquistata. Ovviamente per poterne acquisire dell'altra non dovrete necessariamente affidarvi all'uccisione degli yokai, ma anche alla vendita degli oggetti ottenuti e che sapete già di non dover più usare: il sistema di offerta ai Kodama, le piccole divinità che controllano i santuari, prevede anche la possibilità di usare anche il riso sacro, la valuta pensata per gli scambi con gli esserini verdi. I Kodama vi permetteranno di recuperare non solo ulteriori elisir per il recupero di vita, ma anche munizioni per le vostre armi ed eventuali altri accessori che modificheranno le vostre abilità in combattimento.

Anche da questo punto di vista avrete modo di andare a impreziosire le vostre competenze sfruttando un sistema che ricorda molto l'abusatissima sferografia di Final Fantasy X: con dei punti ottenuti tra l'aumento di livello e l'utilizzo di determinate armi, arriverete a poter sbloccare nuove abilità, suddivise in varie categorie, da quella del samurai fino a quella del metamorfo. Tra queste anche quelle dei Ninjustu, in grado di farvi preparare sempre più elaborate soluzioni per potenziare i vostri assalti, dai talismani che daranno un potere elementale ai vostri attacchi fino alle bombe esplosive e gli shuriken: elementi che andranno ad aumentare la profondità del battle system complessivo di Nioh, attento a farvi costruire la più accorta delle strategie per non morire in maniera misera, come capiterà sovente. Purtroppo se da un lato la difficoltà continua a essere eccessivamente sbilanciata, dall'altro la IA degli alleati non riuscirà a servirvi molto: gli NPC pensati dalla trama stessa non hanno la potenza necessaria per esservi effettivamente di supporto, così come tutti i combattenti evocati attraverso le tombe disseminate nel corso dello scenario si riveleranno particolarmente amanti del suicidio, o comunque di nulla che possa tornarvi utile: la loro evocazione, pertanto, servirà esclusivamente come diversivo, soprattutto contro i boss, molto più coriacei degli yokai consuetudinari. Proprio questa disparità andrà ancora di più a condizionare la difficoltà di Nioh 2, che non riesce a prepararvi adeguatamente allo scontro finale, se non in sporadiche occasioni: a fare da contraltare a tale aspetto, però, c'è da dire che tutte le boss battle sono altamente ispirate e riescono a offrire dei contenuti davvero affascinanti, impegnandovi nel trovare sempre la strategia più giusta per avere la meglio sulla conclusione dello scenario.

Dal punto di vista tecnico, Nioh 2 continua a cedere qualche passo di troppo a quelle che sono le esigenze moderne: i 30fps sono fissi, offrono una buona fluidità, così come i 1080p ci permettono di apprezzare un dettaglio molto importante, al pari del sistema di illuminazione che è andato a migliorare moltissimo rispetto al predecessore, permettendoci di godere di ambientazioni apprezzabili e che sfruttano al meglio il loro essere a cielo aperto. Quello che ancora riteniamo anacronistico è l'approccio all'ambiente e l'interattività con lo stesso: Nioh non permette né di saltare, né di poter sopravvivere cadendo in acqua, rendendo il tutto terribilmente assurdo per un samurai in grado di colpi di spada rapidi e mortali. Allo stesso modo l'imprecisione degli hitbox condiziona moltissimi assalti dall'alto, spesso costringendoci a vedere vanificate alcune nostre strategie d'attacco. Per il resto, però, l'impatto grafico è gradevole e molto piacevole, pur lasciandoci dinanzi a una pigrizia di varietà per il bestiario, riciclato in maniera eccessiva per l'intero gioco, proponendoci gli stessi yokai di volta in volta. Per quanto riguarda il sonoro, invece, non ci sono stati passi in avanti salienti rispetto al primo Nioh, offrendoci qualcosa di molto statico e che fa da tappeto musicale gradevole, ma per niente entusiasmante.

Nioh 2 è, a conti fatti, un buon more of the same del primo, con qualche aggiunta affascinante dal punto di vista della gestione della modalità yokai. Con un gameplay molto stratificato, a oggi impossibile da definire meno completo di tanti altri, a peccare sono per lo più la scarsa proposta narrativa, un marchio poco esaltante di Team Ninja, e la difficoltà spesso troppo punitiva e che va al di là di ogni possibile concezione hardcore. Il consiglio è quello di approcciare il prequel di Nioh esclusivamente se le avventure di William vi hanno conturbato e rapito, altrimenti rischiereste di ritrovarvi dinanzi a un gioco fin troppo uguale a quell'esperienza che risale a tre anni fa, inserita nel medesimo contenitore e proposto con le stesse meccaniche, più qualche piccola novità qui e lì. Con tanta pigrizia da parte del team che ci ha lavorato.

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