Ninjak vol. 5: Il Pugno e l'Acciaio, la recensione
Abbiamo recensito per voi il quinto volume di Ninjak, di Kindt, Evans, Nguyen e Guinaldo
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Il Pugno e l’Acciaio è il titolo del quinto volume di Ninjak, serie Valiant pubblicata in Italia da Star Comics. Com’è facilmente intuibile sin dalla copertina, l’arco narrativo è incentrato sul tandem di eroi composto da Colin King, infallibile agente segreto al servizio di Sua Maestà, e da Gilad Anni-Padda, anche noto come il Guerriero Eterno, protettore della Geomante della Terra.
In questo quinto appuntamento con il ninja avveniristico, il racconto procede seguendo l’ormai abituale canovaccio della serie: la storia portante, questa volta ambientata in un futuro prossimo, è teatro delle gesta di Ninjak e del Guerriero Eterno, sulle tracce di un prigioniero sfuggito all'MI6X; i File Perduti, le storie brevi poste in appendice a ogni numero, riprendono invece gli eventi successivi alla missione nella Zona Morta (vedi Ninjak vol. 3: Operazione Zona Morta) a seguito della quale i militari impiegati sono stati colpiti da un virus aggressivo all’apparenza incurabile. Tocca al protagonista intraprendere una corsa contro il tempo e salvare la vita dei suoi uomini.
Forte della sua preparazione mentale, forgiata con l’addestramento presso il tempio del Monaco non morto, Colin pare in grado di affrontare avversità di ogni natura, riuscendo di volta in volta a uscire da situazioni impossibili. Proprio la meditazione e la capacità di saper guardare dentro di sé offrono allo scrittore statunitense il pretesto di sostituire macchinari ipertecnologici con una componente spirituale non originalissima ma comunque funzionale.
Il fascino generato da questi balzi temporali è reso ancora più ammaliante dai divertenti siparietti di Colin e Gilad in perfetto stile buddy movie, che spesso smorzano la tensione e rimarcano la perfetta alchimia formatasi tra i due. Inoltre, come in un viaggio iniziatico, lo scrittore porta avanti la crescita del protagonista in maniera progressiva con un susseguirsi di colpi di scena mai banali che conferiscono maggiore profondità alla sua caratterizzazione.
Grazie alle diverse sfumature impresse alla storia, Ninjak si conferma una lettura piacevole, in grado di mantenere vivo l’interesse del lettore. Se da un lato il racconto è piacevole e dalle solide fondamenta (le due linee temporali per quanto apparentemente avulse ben presto si ricollegano, svelando gradualmente l’importante architettura di Kindt), dall'altro viene fortemente penalizzato dai disegni di Khari Evans: la prova dell'artista statunitense presenta diverse inesattezze anatomiche, uno storytelling poco fluido, scarsa originalità nelle soluzioni adottate e primi piani poco espressivi.
Decisamente più centrato e convincente il contributo di Andres Guinaldo sui File Perduti, abile nel variare il registro stilistico e adattarlo alle varie fasi del racconto.