Ninjak/Shadowman: Rapture, la recensione

Abbiamo recensito per voi Ninjak/Shadowman: Rapture, opera Valiant edita da Star Comics

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Ninjak/Shadowman: Rapture #1, anteprima 04

C’è una costante che lega gran parte delle pubblicazioni della Valiant e che consente al suo universo narrativo di mantenere alta la qualità: Matt Kindt. Nel corso degli ultimi anni, lo scrittore americano ha lasciato il segno un po' su tutti i titoli su cui è stato chiamato, e, in tal senso, un evento dallo sviluppo organico come il recente Harbinger Wars II risulta emblematico.

In una riuscita run sulle pagine di Ninjak, Kindt aveva condotto la spia-ninja di Sua Maestà nella Zona Morta, dove incontrava un “redivivo” Shadowman. Dopo quel primo sodalizio nello storyarc Operazione: Zona Morta, i due tornano ora a collaborare per salvare il mondo da una minaccia proveniente da un’epoca antichissima: il personaggio biblico Babele è infatti tornato a bramare la Zona Viva per ottenere la meritata vendetta su chi l’ha rinchiuso nelle segrete della torre da lui stesso costruita.

Reclutati dalla Geomante Tama, Ninjak, Shadowman, l’agente dell’MI-6 Mambo Punk e un guerriero vichingo confinato nell’aldilà a combattere la sua perpetua guerra, Rex il Razziatore, compongono una stramba compagnia che, sebbene non abbia alcun manufatto magico da distruggere, si muove per affrontare un esercito di mostri e impedire la fine del mondo.

La logica affianca il misticismo in uno scontro che da fisico diventa interiore in Rapture, miniserie di quattro numeri che riesce nel non facile compito di riportare Jack Boniface sotto i riflettori con una storia convincente. La sapiente penna di Kindt non poteva che essere l'elemento chiave di questa missione: il risultato è un'avventura più che piacevole, dominata da una componente action che poggia sulla capacità dello scrittore di scavare nella psiche del protagonista.

Ninjak/Shadowman: Rapture #1, anteprima 02

Nonostante il flusso degli eventi sia spesso interrotto da flashback necessari a costruire il substrato mitologico della storia, Kindt non concede al lettore troppe pause, conducendolo in un'avventura che sfrutta le molteplici dinamiche offerte da una compagnia ben assortita. Lo sceneggiatore “costringe” Shadowman ad affrontare una lotta contro i suoi demoni interiori: il Loa con il quale si è unito Jack è la rappresentazione delle ansie e delle paure di chi, ogni giorno, si ritrova a fare i conti con i fantasmi del passato.

Qualitativamente, non si tratta del punto più alto dell’esperienza di Kindt alla Valiant: manca l’epico furore di X-O Manowar o la meraviglia fantascientifica di Divinity; ciononostante, lo sceneggiatore americano riesce a offrire una storia caratterizzata da un approccio positivo alla vita e alle sfide personali, ma, soprattutto, ci restituisce un personaggio dallo status quo rinnovato e ammaliante.

Un importante team di artisti accompagna Kindt in quest’avventura ultraterrena: il veterano Cafu si occupa di gran parte dell’arco narrativo, a tracciare la rotta con il suo stile elegante, dinamico e sempre preciso. I segmenti ambientati in epoca antica sono invece opera di un ottimo Roberto De La Torre, il cui tratto sporco e graffiante valorizza l’aura mistica dell’antagonista. Brevi ma incisive le prove di Juan José Ryp e Francis Portela, che, con le rispettive peculiarità espressive, ampliano le suggestioni visive cesellate magistralmente dal colorista Andrew Dalhouse.

Ninjak/Shadowman: Rapture rappresenta l'ennesima, riuscita operazione di accostamento tra due mondi opposti, scelta che finora ha sempre prodotto interessanti risultati nelle pubblicazioni Valiant.

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