Ninja-K vol. 3: Fallout, la recensione

Il terzo volume di Ninja-K conferma la bontà del ciclo di Christos Gage e prepara il terreno per gli sviluppi futuri

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Ninja-K #10, anteprima 01

"In fondo sei un brav’uomo Colin. Ma in questo mondo devi lottare per rimare tale." Con queste parole (e un bacio), la psiota Livewire saluta un provato Colin King, meglio noto come Ninja-K.

Dopo aver sconfitto la Coalizione, un team di esseri immortali radunato da Jonin, vecchio sensei del Programma Ninja, la spia al servizio di Sua Maestà non ha nemmeno il tempo di leccarsi le ferite: deve lanciarsi subito alla ricerca del Morente, impossessatosi del corpo di Gilad Anni-Padda, il Guerriero Eterno. Ninja-K verrà presto messo di fronte a una decisione molto difficile che investirà anche la sua sfera privata: l’MI6 dispone della tecnologia per rintracciare l’obiettivo, ma in cambio chiede che li aiuti a risalire ad Amanda McKee, artefice di un attacco contro gli Stati Uniti (come sa chi ha letto Harbinger Wars II). Colin consegnerà alle autorità la donna che ama per salvare l’amico Gilad dal giogo del Morente, oppure proverà a operare in solitaria, con il rischio di fallire e lasciare in giro per il pianeta una minaccia letale?

Continua a convincere la run di Christos Gage sul personaggio: nei tre volumi fin qui pubblicati da Star Comics, King è stato protagonista di una crescita notevole, tanto che nel finale di Fallout, lo troviamo radicalmente cambiato e deciso a tener fede al consiglio datogli da Livewire. Una variazione di status quo netta che non dovrebbe stupire, considerando gli accadimenti che in quest’ultimo anno hanno minato le certezze di Ninja-K.

Da fredda e infallibile arma al servizio dell'intelligence britannica, Colin è diventato più umano, lasciando emergere un lato emotivo fin qui inedito; ora le sue priorità non sono più legate alla sola sfera materiale ma proiettate alla costruzione di rapporti personali basati su sentimenti reali. Armato di piccone, Gage ha distrutto il vecchio Ninja-K per consegnarcene uno nuovo, una figura più profonda e tridimensionale, in cui però ritroviamo il personaggio degli esordi grazie al suo caratteristico modus operandi.

"Gage ha distrutto il vecchio Ninja-K per consegnarcene uno nuovo, una figura più profonda e tridimensionale."Se, nella precedente gestione, Matt Kindt si divertiva a condurre il Nostro nelle situazioni più disparate, Gage preferisce esplorare i suoi sentimenti. La scelta risulta azzeccata e più incisiva per le sorti della serie. Detto ciò, questo arco narrativo ha il compito di chiudere quanto cominciato nel tomo precedente, e lo fa con la consueta dose d’azione, combattimenti all’ultimo sangue e pathos. Il ritmo incalzante sorregge un racconto che, soprattutto nel capitolo conclusivo, soddisfa per la sua costruzione solida e ben articolata.

Dopo Thomas Giorello e Juan José Ryp, tocca a Larry Stroman e Roberto De La Torre occuparsi dei disegni. Poco convincente la prova dell’artista americano, caratterizzata da anatomie imprecise e scarsa definizione dei personaggi. Fa decisamente meglio il fumettista spagnolo: il suo tratto asciutto accompagna la narrazione con tavole sempre precise ed esplosive, rese ancor più d'impatto dai colori di José Villarrubia, perfetti per enfatizzare il mood drammatico della storia.

Attendiamo con curiosità la pubblicazione del prossimo volume, che si preannuncia ricco di sorprese per questo eroe ormai in grado di tener testa a pezzi da novanta come X-O Manowar e Bloodshot.

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