Ninja-K vol. 2: La Coalizione, la recensione

Anche sotto la gestione di Gage, Ninja-K si conferma una serie solida e accattivante

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Ninja-K #6, anteprima 01

Il secolo scorso, l’MI6 ha lanciato il cosiddetto Programma Ninja, con il quale ha tenuto a battesimo una dinastia di guerrieri letali. Recentemente, l’Ufficio di Acclimatamento ha però cominciato a decimare i vari esponenti della squadra, e solo l’intervento congiunto di Ninja-K e del veterano Ninja-C ha messo fine alla serie di omicidi. Possibile che ora, dopo questi ultimi traumatici eventi, sia infine giunto un momento di pace per l’agente segreto Colin King? Ovviamente no: il servizio di intelligence britannico si sta rivelando molto più fragile di quanto si potesse pensare e molte informazioni riservate sono finite nelle mani sbagliate, a causa del tradimento di K-2, l'agente backup del nostro Colin.

Nel secondo arco narrativo di Ninja-K imbastito da Christos Gage (Spider-Geddon), King deve affrontare la Coalizione, un team di esseri immortali composto dal Jonin, da Linton March, Kostiy la Senzamorte e Ultimo, pronti a sfruttare la posizione di vantaggio creatasi dopo l’acquisizione dei dati dell’MI6. Per il ninja dall’arsenale ipertecnologico è tempo di accantonare lo status di agente solitario e di fare squadra con Livewire, GIN-GR e Punk Mambo.

In questa nuova fase editoriale ritroviamo uno spunto introdotto da Matt Kindt, l’incontro tra Colin King e il mondo del sovrannaturale. Per l’uomo tutto d’un pezzo, abituato a fronteggiare ogni minaccia con rigore e metodo scientifico, ritrovarsi faccia a faccia con qualcosa di non facilmente inquadrabile e avulso da ogni logica non rappresenta mai una bella notizia: spiazzato, dovrà dar fondo a tutte le sue energie e sfruttare il suo intelletto per superare l’ennesima sfida impossibile.

"Gage ha il merito di non disperdere gli elementi chiave che hanno reso Ninjak uno dei titoli Valiant più interessanti, dando continuità al lavoro di Kindt."Gage ha il merito non disperdere gli elementi chiave che hanno reso Ninjak uno dei titoli Valiant più interessanti, dando continuità al lavoro di Kindt. L’anima spionistica della serie si fonde con ambientazioni mistiche che arricchiscono il racconto, mantenendolo un prodotto accattivante e mai banale. Lo scrittore americano di origine greca è bravo a portare avanti la decostruzione dell’MI6 e a completare la perdita di punti di riferimento nella vita del protagonista: Colin precipita verso una condizione di solitudine sempre più desolante, inquadrata alla perfezione dalla vignetta che chiude questo secondo volume targato Star Comics.

Partendo da una caratterizzazione solida e coordinate ben precise, lo scrittore di Avengers: The Initiative ci regala uno storyarc in grado di approfondire la psicologia del personaggio e allo stesso tempo di travolgerci con una massiccia dose di azione. Mentre procediamo nella lettura, entriamo sempre più in sintonia con la vicenda di un uomo allo sbando, perso in un vortice di sofferenza ma deciso a non soccombere sotto il peso degli eventi.

La parabola di questo eroe moderno – condita da un inaspettato ritorno – può vantare l’apporto di Juan José Ryp al tavolo da disegno. Non è la prima volta dell’artista spagnolo sulle pagine della serie, e possiamo asserire che la scelta di riportarlo a bordo è sicuramente azzeccata: il suo stile è perfetto per rendere le atmosfere esoteriche della storia; allo stesso tempo, il realismo che caratterizza il suo tratto applicato alle cruente battaglie risulta molto d'impatto. Il risultato è un affresco affascinante che viene esalato dalle colorazioni della sempre impeccabile Jordie Bellaire.

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