Nine - la recensione

Un regista in crisi con il suo film e con le donne della sua vita. Il flop del box office americano Nine si dimostra una sorpresa. Tante stelle femminili ma un unico vincitore: Daniel Day-Lewis...

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi

Recensione a cura di Francesco Alò

TitoloNine RegiaRob MarshallCastDaniel Day-Lewis, Judi Dench, Marion Cotillard, Nicole Kidman, Kate Hudson, Penelope Cruz, Sophia Loren, Stacy Ferguson (Fergie)
Uscita22 gennaio 2010
La Scheda del Film

A me è piaciuto più questo dei suoi primi film. Quindi mi è piaciuto più il flop Nine di Chicago e Memorie di una Geisha messi insieme. E' ironico perchè un tormentone di Nine, che ricalca in parte quello che dicono gli alieni di Stardust Memories a Woody Allen ("Ci piacevano i tuoi primi film. Quelli comici"), è proprio "Ho tanto amato i suoi primi film", lasciando trasparire il fatto che le ultime opere di Guido Contini, dei flop, non hanno convinto proprio nessuno. In Nine.

Guido è il protagonista di questo omaggio a Otto e mezzo di Fellini diretto dal Marshall sbagliato (noi preferiamo Gary e pure pure Frank), tratto da uno show stranoto di Broadway del 1982 andato in replica un milione di volte. Torniamo al viaggio di sola andata Broadway-to-Hollywood di Chicago, con il montaggio che cerca disperatamente di cancellare la mediocrità canora delle performance perchè si sono scelte star e non attori e attrici dall'ugola d'oro?

Sì, ma questo non affonda il film. In molti numeri musicali dei non tanti della pellicola, Rob Marshall frammenta il pezzo al punto da distrarre dall'assenza di voce di Judi Dench, Nicole Kidman, Penelope Cruz, Kate Hudson e Daniel Day-Lewis (il peggiore, infatti canta solo una volta). Chi ama il musical classico rimarrà deluso. Buone invece le prove di Marion Cotillard (meglio qui come moglie ferita che non come fidanzatina criminale d'America del patetico Nemico pubblico), che fu convincente Piaf ne La vie en rose. Se di musical c'è poco del resto invece c'è molto. In fondo chi vorrà vedere un ritratto retrò di ciò che fu il cinema italiano, e Fellini in particolare, per l'immaginario anglosassone dai '60 ad oggi avrà pane per i suoi denti. Che nostalgia ragazzi.

Per loro eravamo sexy, misteriosi, decadenti, contraddittori, bugiardi, virili, sensibili e fantasiosi. Si sente che Fellini li eccitava con una sola inquadratura. E tutte quelle qualità, e tutti quei terribili difetti, sono incarnati dal ricco diavolo Guido di un magistrale Daniel Day-Lewis, veramente bravo nel tornare a quel ruolo di seduttore scavezzacollo dall'anima in pena de L'insostenibile leggerezza dell'essere.

Il film è lui, più che lo stuolo di donne che lo circondano. Tranne la Cotillard, troppo subordinate. Quando non totalmente inutili come la mamma Sophia Loren. Rigida e poco coinvolta.
Nine ricorda i tempi in cui eravamo re. Di quando il nostro paese, grazie a geni come Fellini e Mastroianni, dettava il ritmo e inventava mode o modi di dire ("La dolce vita").
Ci è capitato di pensare la stessa cosa guardando il bellissimo doc su Valentino. Ma porca vacca, cosa ci è sucesso per ridurci così?

Continua a leggere su BadTaste