Night Call, reinventarsi detective, spiando dallo specchietto retrovisore – Recensione
Night Call non è un gioco per tutti, né può definirsi esente da difetti. Eppure è un’esperienza che lascerà il segno in tutti coloro che le daranno una chance
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
La splendida Parigi è lo scenario scelto dagli sviluppatori per inscenare un’autentica detective story dalle tinte dannatamente noir, il cui protagonista è un tassista, suo malgrado vittima di un tentato omicidio, scelto dalla polizia per fungere da informatore, nel disperato tentativo di dare un volto ed un nome al serial killer che recentemente miete vittime quasi indisturbato.
[caption id="attachment_198079" align="aligncenter" width="1000"] Il gioco è in inglese e francese e per goderselo appieno è preferibile avere una buona conoscenza di una delle due lingue[/caption]
Il taxi, in pratica, si tramuta in un confessionale, un’oasi di silenzio e solitudine in cui persone più o meno comuni si raccontano, si confidano e, in certi casi, si tradiscono, finendo col dire molto più di quanto avrebbero dovuto.
Se le suggestioni che ogni viaggio, ogni notte passata in compagnia del tassista sono innegabili, tanto più che la colonna sonora accompagna magistralmente ogni dialogo ed in generale l’atmosfera che si respira all’interno dell’auto, è innegabile che il gameplay di Night Call rappresenterà un invalicabile ostacolo per la maggior parte dei videogiocatori.
La produzione Raw Fury, difatti, è fondamentalmente priva di qualsiasi interazione, quasi si trattasse di una sorta di romanzo animato, una visual novel in cui l’utente si limita a scegliere quale passeggero caricare sul taxi, selezionandolo nella mappa preposta al compito. Anche i pochi dialoghi che comportano scelte multiple non incidono più di tanto sul corso dell’indagine, che procede spedita, senza bisogno di alcun intervento esterno.
Ogni indizio viene raccolto automaticamente e collegato direttamente al personaggio di riferimento, lasciando l’illusione, nel momento della risoluzione del caso, di indicare il sospettato su cui gravano le prove più evidenti di colpevolezza.
Non c’è alcuna schermata attraverso cui gestire l’indagine e, ciò che è peggio, nei tre casi che compongono la campagna di Night Call, molti dei dialoghi e dei personaggi che potrete incontrare si ripetono e si ripresentano identici, tradendo la natura vagamente casuale, quasi roguelike, dell’intere esperienza.
[caption id="attachment_198080" align="aligncenter" width="1000"] Non c’è solo l’indagine ad impensierire il taciturno protagonista. Durante i suoi spostamenti notturni dovrà anche tenere conto dei soldi guadagnati da ciascuna corsa, elemento che influenzerà la scelta sul successivo cliente da caricare in auto[/caption]
Eppure, nonostante tutto, se si è inclini ad un certo tipo di esperienze, si resta tremendamente affascinati ed ammaliati da un gioco minimalista, anche nello stile grafico ovviamente, ma perfettamente in grado di affrontare con efficacia le tematiche più disparate, dal razzismo all’omofobia, articolando al contempo una detective story intricata al punto giusto, a suo modo attualissima nel tratteggiare un contesto in cui regna l’incertezza dovuta ad un flusso costante e certamente esagerato di nuove informazioni di cui tenere conto.
Night Call non è un gioco per tutti, né può definirsi esente da difetti. Eppure è un’esperienza che lascerà il segno in tutti coloro che le daranno una chance, consapevoli di avere a che fare con un’opera solo superficialmente interattiva, tutta da gustarsi, magari nottetempo, nel buio più assoluto, con un bel paio di cuffie.