Nick Cave – Mercy on me, la recensione

Abbiamo recensito per voi Nick Cave - Mercy on me, biographic novel di Reinhard Kleist edita da BAO

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Vorrei soltanto scrivere, sapessi quanto male fa.

La scrittura ha sempre rappresentato una via di fuga dalle brutture del quotidiano: chiusi nel buio della propria stanza o persi in luminosi spazi all’aperto, le parole hanno offerto il proprio salvifico aiuto a romanzieri, poeti e a chiunque cercasse di evadere dalla realtà.

Nick Cave - Mercy on me, anteprima 01

Spesso, però, la scrittura diventa un demone, un morbo che si impossessa della mente, dell’anima: ti afferra le viscere e le contorce fino a farti star male; come una divinità maligna che chiede di essere adorata in ogni singolo istante, diventa una dannazione, una forma di schiavitù dalla quale è molto difficile liberarsi. Che si tratti di una cantina polverosa di Melbourne, di un fetido pub londinese o di un qualche capannone industriale dismesso a Berlino poco importa, l’adepto Nick Cave è sempre stato pronto a venerare la sua Dea, a immolare sul di lei altare personaggi immaginari resi immortali dai propri testi.

Cresciuto in Australia, Nicholas Edward Cave è riuscito a emergere dal vasto calderone Punk di fine anni ’70 con la sua proposta musicale originale; partendo da un lessico New Wave, è riuscito a coniugare cantautorato, Blues e Country rileggendo il tutto con la sua caratteristica timbrica baritonale e una pronunciata estetica decadente. Il prezzo da pagare per raggiungere questo delicato ma affascinante equilibrio è stato altissimo: una giovinezza affannosa votata alla composizione, alla solitudine e alla sofferenza straziante.

Nick Cave è oggi un artista affermato che ha pubblicato decine di dischi, scritto libri ed è apparso in diverse pellicole. Nonostante l’apparente pacatezza dei modi, continua a essere un personaggio schivo, ambizioso, scorbutico finanche nel rapporto con i propri fan; ma prima che la voce diventasse una peculiarità incontrovertibile del suo essere, prima di imporre le sue liriche apocalittiche, torrenziali e devastanti a milioni di ascoltatori, era un ragazzo tormentato alla ricerca di se stesso e di un linguaggio in grado di lasciar trapelare tutto quello che si annidava dentro di lui.

Nick Cave - Mercy on me, anteprima 02

A quel ragazzetto borioso e attaccabrighe guarda Reinhard Kleist nella graphic novel Nick Cave – Mercy on me, pubblicata in Italia da BAO Publishing. L’autore tedesco non è nuovo a operazioni di questo genere, avendo firmato Cash – I see a darkness (dedicata a Johnny Cash) e Castro (sulla figura del líder máximo cubano), ma con questa prova intraprende un percorso ancora più complesso e affascinante. Kleist, infatti, non è alla ricerca dell’oggettività, non vuole creare un reportage o lanciarsi nel facile encomio del cantautore, ma regalare al lettore un viaggio disturbante e malato nella mente di uno degli artisti più carismatici della scena musicale mondiale.

Ecco, quindi, che il rapporto con gli altri componenti del gruppo, la storia d’amore con Anita, gli incontri londinesi e l’isolamento berlinese vengono vorticosamente rivisitati attraverso viaggi deliranti, visioni oniriche e scenari apocalittici. Non sappiamo quanti di quegli incontri siano realmente accaduti, quanti dialoghi si muovano tra finzione e realtà: la vera biografia di Cave è custodita nella sua eredità, un lascito fatto di canzoni indimenticabili con le quali mettere a tacere quel demone interiore alimentato da fallimenti, frustrazioni e incomprensioni.

La bravura dell’autore tedesco sta proprio qui, nello splendido espediente con il quale conduce l’indagine: scava a fondo nei testi, si lancia alla ricerca dell’essenza di ogni brano, rintraccia l’anima di Cave e ricollega il tutto alla sua biografia. Ogni canzone è un tassello di un puzzle che Kleist ricompone secondo la propria sensibilità.

Nick Cave - Mercy on me, anteprima 03

Rispetto alle canoniche biografie, dunque, l'autore si tiene a distanza dal consueto sviluppo cronologico, preferendo ripercorrere le tappe dell’esistenza del giovane Cave attraverso i personaggi da lui stesso creati. Elisa (al centro di Where the wild roses grow) o Euchrid (dal romanzo E l'asina vide l'angelo) non sono semplici frutti della fervida immaginazione del cantautore australiano: racchiudono al proprio interno un passaggio fondamentale della sua vita.

Scandita da uno sviluppo episodico, la narrazione fluisce imponente sulle note di testi superbi. Ogni evento è presentato da diversi punti di vista, e spesso il piano reale viene infranto da quello onirico, dalle suggestioni indotte dalla dipendenza alle droghe. Così facendo la vicenda è avvolta da un alone di mistero, senza offrire mai una versione "ufficiale" dei fatti. In fondo, davanti a una sublime unione di parole, immagini e musica è davvero importante sapere cosa sia accaduto o meno?

Kleist esalta questo viaggio dimensionale rendendo labile il confine tra i due mondi grazie alla variazione del registro stilistico: il suo tratto spesso si abbandona a soluzioni gotiche dannatamente funzionali ed espressive dal quale scaturiscono intere sequenze surrealiste; in tutto ciò, il bianco e nero contribuisce a creare quell’aura crepuscolare che da sempre accompagna l'immaginario di Cave.

Nick Cave – Mercy on me è l’ennesima dimostrazione del talento di Reinhard Kleist, ma ancor di più è il miglior omaggio che si possa fare a un artista la cui vita è stata votata interamente alla scrittura.

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