Nevermind, la recensione
Abbiamo recensito per voi la graphic novel di Tuono Pettinato intitolata Nevermind
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Siamo qui adesso, intratteneteci. Mi sento stupido e contagioso. Siamo qui adesso, intratteneteci.
Il nostro piccolo gruppo c'è sempre stato e ci sarà sempre, fino alla fine.
Nel marasma di pubblicazioni che intendevano celebrare il ventennale della sua morte (avvenuta il 5 aprile 1994), spicca una bella graphic novel di Tuono Pettinato, al secolo Andrea Paggiaro, intitolata Nevermind.
Ho bisogno di essere un po' stordito per ritrovare l'entusiasmo che avevo da bambino.
Tuono Pettinato ci conduce attraverso la vita di Cobain, dall'infanzia ad Aberdeen fino al tragico epilogo nel garage della sua casa a Lake Washington, ma, a differenza di tanti altri volumi, preferisce concentrarsi prevalentemente sulla prima parte.
Facciamo, così, la conoscenza di un bambino vivace e gioioso, che amava andare in giro tra i boschi insieme al suo amico immaginario Boddah, presenza fissa che l'accompagna fino alla morte. In mezzo, tanti avvenimenti più o meno noti, dalla separazione dei genitori e il conseguente spostarsi da una casa all'altra, fino agli anni delle scuole superiori, dove incontra Buzz Osborne - cantate dei Melvins - e, soprattutto, Krist Novoselic, futuro bassista dei Nirvana.
Sono così felice perché oggi ho trovato i miei amici. Sono nella mia testa, sono così sgradevoli, ma va bene, perché sei così anche tu.
La narrazione di Paggiaro restituisce un ritratto fedele del piccolo Kurt, un bambino innamorato della vita e curioso, la cui esistenza è stata segnata dal divorzio dei suoi, dalla frantumazione di un sogno, dalla solitudine e dalla perdita progressiva di passione e stimoli, finanche per la musica. Tutti questi aspetti emergono lampanti in queste novanta pagine intense realizzate da Tuono Pettinato, in cui la lettura scorre veloce e piacevolmente.
Strappa più di un sorriso amaro rileggere le tante piccole umiliazioni che il nostro ha subito durante l'adolescenza e, sebbene spogliata di quell'aura della rockstar dannata, l'immagine di Cobain riesce a creare un'empatia immediata che rafforza il legame nei confronti dell'uomo e conferisce tridimensionalità al personaggio bidimensionale delle riviste patinate.
Vieni come sei, come eri, come voglio che tu sia.
Lo stile artistico di Tuono Pettinato è perfetto per fissare su carta l'idea di racconto che l'autore voleva realizzare. Il suo tratto cartoonesco, essenziale e sintetico ci regala immagini ora divertenti, ora commoventi, dense di profonde riflessioni sull'esistenza. Non a caso i due protagonisti sono ritratti con le fattezze di Calvin & Hobbes.
Le tavole si riempiono di note, musica e voce in una cornucopia di emozioni forti, disarmanti, annichilenti. In questo gioco degli opposti, anche un gesto come la distruzione della batteria diventa esemplificativo del disagio adolescenziale di Kurt, una sensazione che lo accompagna nei tanti passaggi cruciali della sua vita.
Cos'altro potrei essere, tutte scuse. In fondo è tutto ciò che siamo.
La morte prematura di Cobain ha contribuito a rendere immortale la sua arte, e La graphic novel di Tuono Pettinato prova a raccontarci la storia personale di Kurt da un punto di vista inedito ma interessante con la delicatezza e l'eleganza tipiche della sua poetica. Un prova intelligente che non scade nel facile encomio ma che, forse, rende al personaggio il più gradito - e giusto - degli omaggi.
È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.