Nessuna verità

Un giovane agente della Cia indaga in Giordania per indiduare dei pericolosi terroristi. Prodotto tecnicamente impeccabile, con grandi nomi come Leonardo DiCaprio e Russell Crowe, ma poche emozioni vere...

Condividi

Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloNessuna veritàRegiaRidley ScottCastLeonardo DiCaprio, Russell Crowe, Mark Strong, Golshifteh Farahani, Oscar Isaac, Ali Suliman
Uscita21 novembre 2008 

Nessuna verità è un pozzo di contraddizioni, alcune interessanti, altre meno. Il film si rivolge chiaramente a un pubblico adulto (e questo spiega l'insuccesso americano), per cui magari non si punta a spiegare qualsiasi cosa come se si parlasse a dei bambini. E' una scelta anomala e intelligente nel contesto del cinema americano attuale, peraltro rafforzata da un'idea non certo glamour dell'attività di spionaggio, che non solo comporta enormi rischi, ma anche scelte ciniche e spietate. D'altra parte, non si capisce perché allora in certi momenti si debba puntare su scelte scontate e stereotipi puri e semplici. D'accordo, l'attualità moderna (tra Guantanamo e Abu Ghraib) non offre grandi speranze di ottimismo, ma è sempre necessario inserire scene di tortura ripetutamente in un film, anche quando sono completamente gratuite? E' un modo per dimostrare la serietà e il coraggio dei realizzatori? Probabile, ma forse sarebbe stato meglio puntare su altre strade.

Per esempio, il contrasto tra il veterano della Cia interpretato da Russell Crowe e l'agente Leonardo DiCaprio rischia di scivolare nel semplice conflitto generazionale, mentre solo in rare occasioni si mostra il punto interessante e veramente di grande attualità: la differenza tra chi non conosce minimamente la cultura araba e la tratta con disprezzo, rispetto a chi invece l'ha studiata ed è in grado di avere rapporti sul campo senza pregiudizi. E' un tema interessante, considerando che le carenze da questo punto di vista hanno portato a diversi attentati ai danni degli Stati Uniti (in particolare quelli dell'11 settembre), ma purtroppo non sviluppato come sarebbe stato auspicabile.

Anche il tono della pellicola non convince del tutto. E' evidente che, come spesso succede in prodotti di questo tipo, ci vengono mostrate situazioni ciniche e sgradevoli, tanto per dimostrarci che i servizi segreti sono spesso costretti (o desiderosi, fate voi) a compiere azioni discutibili. Tutto questo non dispiacerà sicuramente a chi vuole portare avanti rivendicazioni politiche (un dialogo tra le due star sull'America e su chi la rappresenta è emblematico a proposito), ma ci si chiede se in certe occasioni non sia troppo costruito e programmatico. E, soprattutto, se non sia troppo pretendere dallo spettatore un legame con protagonisti e situazioni che risultano poco coinvolgenti, tranne quando si scivola nel solito stereotipo della spia schifata dal proprio lavoro (della serie, ma non poteva accorgersene prima?) e in una sottotrama romantico/sentimentale decisamente molto politically correct, ma poco riuscita.

Curioso come il personaggio di DiCaprio risulti molto affine con quello di Blood Diamond e mostri una conversione 'etico/spirituale' decisamente poco convincente, proprio come avveniva in quel caso. Magari qui la trasformazione è meno netta, ma visto a quali bassezze si spinge questa spia per riuscire nel suo lavoro, non è proprio il caso di parlare di coscienza. E comunque, sarebbe stato meglio convincere DiCaprio a togliersi quell'espressione perennemente imbronciata (o meglio, incazzata) per dimostrare che sta interpretando un ruolo serio. Lo sappiamo che è capace, come dimostrato recentemente da Departed, non c'è bisogno che esageri e che magari (come avviene negli ultimi venti minuti) si trasformi in una sorta di cowboy. Per quanto riguarda Russell Crowe, il suo modo di fare disincantato e cinico andrebbe anche benissimo, considerando che non eccede mai. Tuttavia, era proprio necessario mostrarcelo continuamente a dirigere operazioni importanti al telefono mentre è attorniato dalla sua famiglia? Alla quarta-quinta occasione il messaggio (si può amare i figli e ammazzare la gente contemporaneamente) lo abbiamo capito. A questo punto, tra i due litiganti preferiamo il terzo incomodo, il capo dei servizi segreti giordani interpretato da Mark Strong: lavoro professionale e senza sbavature, come dovrebbe essere un perfetto agente segreto.

In tutto questo, la regia di Ridley Scott è l'ennesima contraddizione. Che il realizzatore inglese sia bravo (anche a gestire budget e riprese impegnativi), è innegabile, ma in taluni casi il desiderio di spettacolarizzare anche situazioni poco emozionanti risulta inopportuno. In effetti, ci si chiede se in un prodotto del genere il terzetto di star davanti e dietro alla macchina da presa sia un vantaggio o meno. Chissà, magari con degli attori meno conosciuti e un regista più 'anonimo' il risultato finale sarebbe stato più convincente. Così, non è certo un film da criticare aspramente. Ma, come tanti prodotti recenti, si dimentica facilmente e in fretta...

Continua a leggere su BadTaste