Nel paese delle creature selvagge - La recensione
Un bambino che soffre per la separazione dei genitori si inventa un mondo magico pieno di creature incredibili. La pellicola di Spike Jonze ha un inizio folgorante, ma poi cala notevolmente e non rispetta le enormi attese create...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloNel paese delle creature selvaggeRegiaSpike JonzeCast
Max Records, Catherine Keener, James Gandolfini, mark Ruffalo, Paul Dano, Forewst Whitaker, Chris Cooper, Pepita Emmerichs
Uscita30 ottobre 2009La scheda del film
Ci sono film che, nonostante enormi problemi produttivi, risultano perfetti e senza sbavature, come se fossero stati concepiti in un certo modo fin dall'inizio. Tanto per fare un esempio, chiunque conosce la storia de Il padrino sa bene le difficoltà nel cast, nella produzione e nel montaggio della pellicola, eppure il risultato finale è assolutamente fenomenale. Insomma, in certe situazioni sembra proprio che i conflitti interni non solo non creino danni, ma rendano questi titoli ancora più forti.
Eppure, i primi 20-30 minuti facevano quasi urlare al miracolo e ponevano qualche dubbio sulla supremazia di Up per quanto riguarda la vetta dei migliori film del 2009. La prima scena ha un utilizzo di camera a mano che è trascinante. Il momento successivo mette chiaramente in evidenza la personalità e i problemi del bambino protagonista, anche senza bisogno di essere retorici o didascalici. Il confronto familiare è quasi straziante, ma in generale è incredibile la capacità di passare dal riso al dramma nel giro di pochi secondi. Così come il viaggio per arrivare al mondo delle creature selvagge è avventuroso e coinvolgente, mentre la rappresentazione della solitudine è di un coraggio raro. A questo punto, qualsiasi dubbio sull'opportunità di far dirigere un film del genere a Spike Jonze (geniaccio maledetto, ma fin troppo cerebrale nei suoi lungometraggi, soprattutto Il ladro di orchidee) sembra svanito.
Per carità, qualche momento 'duro' è rimasto. Penso soprattutto all'inizio 'mangereccio' delle creature o a una scena in cui il conflitto tra due di loro diventa violento. Ma in generale non c'è nulla che faccia veramente pensare a un prodotto troppo forte per i bambini, almeno in un mondo come il nostro ormai abituato alle fiabe dark di Tim Burton, per non parlare di South Park e prodotti simili.
A parte questo, l'errore maggiore del regista sembra essere quello di spostare l'attenzione dal protagonista-bambino interpretato da Max Records (che peraltro, fino a quel momento, era stato in grado di dar vita a una prova eccelsa e di straordinaria maturità) alle creature selvagge, che non riescono a essere così coinvolgenti come si vorrebbe (e anche qui, l'impressione che si sia tagliato molto e male è forte). Così, più che di un prodotto brutto, si guarda una storia che sembra molto virata verso il soporifero (i conflitti non sono quasi mai notevoli, mentre in un caso sembra accennarsi a un rapporto simile a quello di una coppia in crisi, ma senza approfondire la questione) e soprattutto l'autoindulgente (i mostri che si scontrano sono divertentissimi, ma alla quinta-sesta volta...).
Non mancano comunque momenti visionari bellissimi, come il fiume nel modellino di legno o dei fiori magicamente poetici. Ma in tutto questo non si capisce bene come si siano potute spendere certe cifre enormi per la produzione, anche non considerando i ritardi subiti dalla pellicola. Insomma, alla fin fine si tratta di creature che si muovono in giro lungo paesaggi desertici e per quanto gli animatronic costino, anche i 70-80 milioni iniziali (poi lievitati) sembrano francamente sproporzionati rispetto al risultato finale.
Insomma, si voleva tanto amare questo film e poter parlare di capolavoro. Dobbiamo invece optare per un'occasione mancata e convincente solo a tratti. In attesa (si spera) di riuscire a vedere il film vero...