Nei panni di una principessa 3: Inseguendo una stella, la recensione
Stavolta non è la regina e non è la povera ad essere protagonista, ma la terza Vanessa, la ladra che deve aiutarle a prendere un altro ladro
Netflix ha caricato Nei panni di una principessa 3. È di nuovo Natale.
La stella di S. Nicola viene rubata, chissà da chi, e la cosa potrebbe costare una figura terribile al regno nonché la temutissima scomunica, se non la si ritrova prima della rituale accensione dell’albero. Ci vuole un pazzo per prendere un pazzo, viene detto in Demolition Man, e così (come anche in 1997, Fuga da New York) per aiutarli a trovare l’artefatto decidono di liberare una criminale: la terza Vanessa, condannata ai lavori sociali in un convento per aver tentato di sostituirsi alla regina ed essere incoronata nel secondo film. Lei ha una specie di accento della Nuova Zelanda o simili, e a differenza delle prime due è eccessiva in tutto. Tre scambi di persona dopo (stavolta le prime due Vanessa si fingeranno la terza Vanessa, quella eccessiva) tutto sarà bene quel che finirà bene.
Tour de force di recitazione per la protagonista che finge tre accenti e usa tre parrucche diverse, in una storia in cui gli uomini sono sempre più marginali, un divertimento per le ragazze, un mezzo per gag, un motore che le muove. Anche la Vanessa criminale, la vera protagonista di questo film, infatti ha due spasimanti, il ladro e un hacker che la sta aiutando.
Tra una citazione di Entrapment (che tanto nessuno del target giusto ha visto) e la backstory struggente del personaggio, Nei panni di una principessa 3 non è per niente inferiore ai primi 2. Certo il livello non è mai stato stellare ma se non altro anche quest’anno il Natale è salvo.