NBA 2K21, MVP anche su next-gen | Recensione

NBA 2K21 su PS5 e Xbox Series X è quasi un gioco nuovo. Familiare nel mood, la maggior fluidità rende più digeribile il gameplay

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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NBA 2K21, MVP anche su next-gen | Recensione

Sull’ormai passata generazione, PlayStation 4 e Xbox One, NBA 2K21 ci aveva convinti, ma fino ad un certo punto. Simulazione sontuosa, beninteso, in quasi tutti gli aspetti, qua e là tradiva una certa fretta da parte degli addetti ai lavori, chiaramente impegnati su due fronti, contemporaneamente coinvolti nell’edizione next-gen che, per forza di cose, avrebbe dovuto presentarsi in forma smagliante ai nastri di partenza.

Una meccanica di tiro non proprio intuitiva, poi rivista tramite patch; l’anacronistica predilezione e indiretta incentivazione del gioco in post, a discapito delle più moderne strategie che permettono di liberare facilmente i tiratori piazzati dietro la linea dei tre punti; una modalità carriera che poggiava su una trama fin troppo scontata e telefonata; tutte piccole cose che non tornavano.

Microscopiche sbavature, beninteso, che tuttavia restituivano chiaramene l’idea di una produzione meno curata e revisionata del solito.

Un paio di mesi dopo, freschi di una prova intensa di NBA 2K21 in salsa PlayStation 5 e Xbox Series X, non ci sentiamo di biasimare più di tanto Visual Concepts per le disattenzioni dell’edizione old-gen. Sì, perché in questa veste la simulazione cestistica si rifà con gli interessi, lasciando intravedere margini di miglioramento possibili solo nell’eliminazione degli ormai cronici difetti congeniti del brand.

[caption id="attachment_220272" align="aligncenter" width="1000"] Anche l’editor per creare il proprio giocatore è stato migliorato e ulteriormente approfondito[/caption]

Togliamoci il dente, allora, perché parliamo, in primis, dell’immutata tendenza a favorire le microtransazioni, rendendo estremamente complesso l’accumulo di VC Points; e di diversi casi di bad collision tra poligoni, visibili soprattutto durante le entrate a canestro, che se non influenzano più di tanto il gameplay, infrangono l’inganno di trovarsi di fronte ad una partita reale, piuttosto che di una sua riproduzione digitale.

Su PlayStation 5 e Xbox Series S, c’era da aspettarselo del resto, il fotorealismo da sempre ricercato da Visual Concepts raggiunge nuove vette. Merito di una gestione del ray-tracing convincente, ben visibile soprattutto sui riflessi del parquet, ma anche del sensibile upgrade di cui hanno beneficato modelli poligonali, animazioni e, soprattutto, espressioni del viso degli atleti. L’ottima regia televisiva, ormai marchio di fabbrica del brand, viene ulteriormente galvanizzata da arene e pubblico dettagliato come mai prima d’ora.

Manca la stessa cura nella riproduzione fedele dei giocatori meno noti, ma 2K Games ha promesso continui aggiornamenti di NBA 2K21, futuri update che andranno ad eliminare quello che comunque è una criticità assolutamente secondaria.

Pad alla mano, non mancano le novità, indotte più dall’aggiornamento grafico che da reali modifiche. In 4K e 60fps fissi, il gioco è più fluido, scattante, responsivo. Le piccole titubanze tra le animazioni, che spesso mandavano fuori ritmo i videogiocatori meno smaliziati, ora sono un ricordo del passato, con il grande vantaggio di rendere l’esperienza più digeribile a chiunque, più facile da assimilare, più godibile in generale.

Anche le modalità presenti hanno beneficiato del tempo extra concesso agli sviluppatori. MyCareer si impreziosisce dell’introduzione della G-League, alternativa per Junior al più classico college, comunque anticamera delle sue fortune (o sfortune) nell’NBA. Non si tratta solo di un orpello con cui creare un ulteriore bivio narrativo fine a sé stesso. Nella lega di sviluppo, infatti, la trama si inspessisce, diventando sorprendentemente più interessante rispetto a quella originale.

Il Quartiere, inoltre, lascia il posto alla Città, più grande nelle dimensioni, che reintroduce le affiliazioni e offre tutta una serie di piccole missioni generose (per modo di dire) di VC Points.

[caption id="attachment_220273" align="aligncenter" width="1000"] Convincente anche l’online grazie ad un netcode solido al punto giusto[/caption]

Dal canto suo, anche la WNBA saluta finalmente la sua modalità storia, per quanto dal respiro spiccatamente più corto, grazie all’introduzione di The W, con tanto di editor con cui dare forma alla propria atleta.

MyGM e MyLeague sono confluite nella neonata MyNBA dove, grazie ad una lunghissima serie di parametri personalizzabili, è possibile cucire l’esperienza ideale per ogni palato ed esigenza.

NBA 2K21 su PlayStation 5 e Xbox Series X è quasi un gioco nuovo. Familiare nel mood, grazie ad una fluidità maggiore rende più digeribile che mai il suo gameplay estremamente simulativo. Gli upgrade grafici, le migliorie alla MyCareer e le novità delle altre modalità lo rendono un titolo ancora più completo.

Peccato solo per non aver ancora aggiustato il tiro sulla difficoltà con cui si accumulano i VC Points, imprescindibili per potenziare a dovere il proprio atleta creato tramite l’apposito editor.

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