NBA 2K20, se la qualità è più forte di qualsiasi polemica – Recensione
NBA 2K20 non si approfitta dell’ormai cronica assenza di una vera concorrenza. Anche quest’anno, Visual Concept ci propone una simulazione rigorosa, estremamente realistica, contenutisticamente strabordante
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
NBA 2K20: la recensione
Ancor prima di debuttare sul mercato, NBA 2K20 è stato al centro di una feroce polemica sul peso che avrebbero ricoperto le microtransazioni nell’economia globale del gioco, quanto mai impattanti ed influenti sulle meccaniche di gestione di MyTeam, modalità che, ispirandosi all’Ultimate Team di FIFA, permette ai videogiocatori di plasmare una franchigia in ogni suo ambito, dai giocatori da mandare in campo, sino all’allenatore che si sbraccia in panchina, selezionando da un mezzo, ovviamente ampliabile e potenziabile, una manciata di carte, ognuna con specifiche statistiche e bonus.
La questione, tanto più che stiamo parlando di una serie che ormai procede spedita con il pilota automatico, in totale assenza di una reale concorrenza, è tutt’altro che ignorabile, secondaria, trascurabile.
Sì, perché se si nutre qualche ambizione agonistica, se ci si vuole immergere fino al midollo in una delle modalità teoricamente più coinvolgenti dell’intero gioco, mettere mano al portafogli è un’eventualità quasi certa, a meno che non si voglia e si possa investire un numero di ore quasi incalcolabile nel tentativo di amalgamare un team sufficientemente solido da poter competere online.
La pioggia di recensioni negative dell’utenza su Steam, per quanto ingiustificatamente redatte anzitempo, prima cioè di poter effettivamente testare con mano gli effetti della scelta strategica di 2K Games sulle meccaniche di gioco, ha quantomeno lanciato un messaggio, ribadendo che, in fin dei conti, il coltello dalla parte del manico ce l’ha pur sempre il pubblico pagante.
"Il giocatore creato ex-novo sarà il protagonista della Carriera, che similmente alle passate iterazioni è sufficientemente intrigante, ma mai completamente convincente"Sorvolando sulle questioni etiche e morali, considerando tuttavia minori e chi è incline a certe dipendenze, va comunque sottolineato che NBA 2K20 è pur sempre una simulazione cestistica mastodontica nelle dimensioni, quasi perfetta all’atto pratico.
Le squadre della WNBA, purtroppo disponibili solo nelle partite singole o nelle stagioni secche, sono una gustosissima aggiunta, anche e soprattutto grazie alla (solita) cura maniacale con cui sono state riprodotte e digitalizzate tutte le atlete della lega.
La modalità MyGM è stata leggermente rivisitata, rendendo la gestione della franchigia di turno lievemente più complessa. Ad ogni giornata, difatti, verranno elargiti alcuni punti azione, spendibili per avere un colloquio con un giocatore, riorganizzare lo staff, imbastire allenamenti, sondare le proposte di mercato, giocare la partita vera e propria prevista in calendario. Un cambiamento relativamente di poco conto, ma che ha il grande pregio di costringere l’utente ad affinare le sue doti strategiche, prendendo frequentemente scelte che, soprattutto sul lungo periodo, possono avere ripercussioni inaspettate.
Anche l’editor con cui creare il proprio avatar ha subito un lieve ammodernamento. Al di là delle caratteristiche fisiche, come altezza e peso, a decretare i punti di forza e di debolezza dell’aspirante superstar ci saranno una serie di parametri che fanno capo ai due macro-raggruppamenti, Impeto e Potenziale, che tentano in qualche modo di includere tra le variabili anche il temperamento del giocatore stesso.
Come ormai da tradizione, il giocatore creato ex-novo sarà il protagonista non solo della Carriera, che similmente alle passate iterazioni è sufficientemente intrigante, ma mai completamente convincente, ma anche del Quartiere, hub social vagamente open world, in cui potrete allenare, personalizzare e potenziare il vostro avatar, in vista delle sfide online contro altri avversari pescati dalla rete, anch’essi ai comandi dell’atleta a cui hanno dato un volto ed un nome.
[caption id="attachment_199614" align="aligncenter" width="1000"] Tecnicamente non si registrano ulteriori migliorie, segno che il motore grafico, per questa generazione di console, ha raggiunto il suo picco, come è lecito che sia[/caption]
Per il resto, NBA 2K20 prosegue nel solco della tradizione, non solo per le modalità proposte o per la presentazione generale del tutto affine ad un canale televisivo tematico dedicato alla palla a spicchi. Anche il gameplay vero e proprio non propone chissà quali stravolgimenti. Visual Concept ha apportato piccole migliorie, rendendo ancor più intuitivo il controllo della palla con lo stick destro ed incrementando ulteriormente la fisicità espressa nei contatti tra i giocatori, nonostante permangano problemi con le collisioni tra poligoni.
A conti fatti, NBA 2K20 non si è approfittato dell’ormai cronica assenza di una vera concorrenza. Anche quest’anno, Visual Concept ci propone una simulazione rigorosa, estremamente realistica, contenutisticamente strabordante. Non c’è spazio per videogiocatori poco inclini a mettersi alla prova, né per gli amanti dell’arcade, ma questo ormai lo sanno tutti.
Una simulazione quasi perfetta, che cede il fianco ad aspre critiche se si considera il MyTeam, modalità di per sé assuefacente, avara di soddisfazioni a patto di avere molto tempo libero o, peggio, di mettere mano al portafogli. In questo senso, 2K Games deve immediatamente cambiare rotta, perché rischia di sabotare uno degli aspetti migliori del gioco, oltre che di perdere la fiducia dei fan.