Nathan Never – Generazioni 1: Hell City Blues, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo numero di Nathan Never – Generazioni

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


Condividi

Il primo dei sei albi che compongono Nathan Never - Generazioni è arrivato in edicola lo scorso 26 maggio, preceduto qualche giorno prima dal numero zero, in allegato a Il segreto di Eve Lynam (Nathan Never 324).

Dopo Annozero e Rinascita, questa miniserie costituisce il terzo e ultimo tassello di un ambizioso progetto nato nel 2010 in seno a Sergio Bonelli Editore. A quasi vent’anni dalla creazione del personaggio, i suoi tre creatori hanno sentito l'esigenza di realizzare una sorta di bilancio creativo dell'esperienza, ripresentando ai lettori episodi fuori continuity che riscrivessero le origini della saga.

Dopo Bepi Vigna e Michele Medda, è toccato dunque al terzo papà dell'eroe del futuro, Antonio Serra, metter mano all'iniziativa, riservando per sé il soggetto dell'opera e affidando la sceneggiatura a Giovanni Eccher e ad Adriano Barone.

Come più volte ha esplicitato lo scrittore sardo, il suo contributo vuole essere un omaggio alla storia del Fumetto di fantascienza e non solo, celebrando in ogni albo della miniserie titoli e autori che per lui sono stati i più significativi da un punto di vista professionale e affettivo, arrivando a riproporne addirittura gli stilemi grafici e narrativi.

Barone, coadiuvato da uno straordinario Massimo Dall'Oglio alle matite, è l'autore dei testi dell'ottimo Nathan Never - Generazioni: Numero Zero, un'originale e spassosa anteprima del progetto. Potremmo definirla una presentazione del piano dell'opera, ispirata ai lavori più squisitamente cyberpunk di un maestro come Tsutomu Nihei, quali Blame! e Noise. Sono ventiquattro tavole estremamente divertenti e illuminanti, imperniate sul concetto che sta alla base di Generazioni.

Eccher, per le illustrazioni di Alessandro Russo, ci presenta invece in Hell City Blues il primo mondo della miniserie: un'ambientazione distopica, nella quale la Seconda Guerra Mondiale è finita quasi un decennio dopo rispetto alla nostra realtà. Ciò ha portato allo sviluppo di una tecnologia più progredita, differente da quella che conosciamo, anche se ufficialmente ci troviamo nella prima metà dei '60.

I riferimenti e i tributi alla Nona Arte sono svariati e hanno a che fare con capolavori assoluti quali Dick Tracy di Chester Gould, The Spirit di Will Eisner e soprattutto Sin City. L'influenza estetica della serie di Frank Miller non è solo riscontrabile all'interno del volume ma anche nella suggestiva copertina di Russo.

La vicenda ripropone in salsa hard boiled i momenti salienti dell'ormai mitico Agente Speciale Alfa (Nathan Never 1, giugno 1991), presentandoci alcuni dei comprimari e dei villain della serie regolare in vesti insolite e in una maniera che ricorda quanto fece la Casa delle Idee nel 2009 con i propri super eroi attraverso le miniserie Marvel Noir.

Nel complesso i due albi in questione ci sono apparsi un incoraggiante biglietto da vista per Generazioni. Sono per ora l'antipasto all'entusiasmante e complessa idea di Serra, ma abbiamo già potuto apprezzarne lo spirito in questa sua prima incarnazione, e i presupposti appaiono ottimi.

Continua a leggere su BadTaste