Un Natale Stupefacente, la recensione

Un Natale Stupefacente completa la trasformazione del film di Natale da alieno che arriva una volta l'anno a scialba commedia come tante altre

Critico e giornalista cinematografico


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Il primo cinepanettone senza Neri Parenti da 13 anni a questa parte conferma che nel nuovo corso del film di Natale di casa Filmauro tutto deve cambiare affinchè non cambi nulla. Prima se n'è andato Boldi, poi è stata cambiata la formula, infine anche Christian De Sica e Neri Parenti sono stati allontanati a favore di Lillo & Greg nel ruolo di protagonisti e Volfango De Biasi promosso da sceneggiatore a regista. Lo stesso, Un Natale Stupefacente propone situazioni e dinamiche non diverse dai Natali in giro per il mondo degli anni passati, solo "ripulite e lucidate" per essere date in pasto come novità a un pubblico nuovo. Dai film sui "pessimi", cioè su personaggi orridi che fanno cose disdicevoli in un mondo cinico scatenando la risata con le loro sofferenze banali, si passa ai film sui "migliori", personaggi buonissimi di un mondo idilliaco che scatenano la risata con giochi di parole.

La storia è tra le più familiari e concilianti possibili in linea con Colpi di fulmine e Colpi di fortuna: due zii si devono occupare di un bambino di 9 anni perchè i suoi genitori (rispettivamente la sorella di Greg e il fratello di Lillo) sono stati ingiustamente accusati di spaccio di droga. I due, sebbene abbiano vite sentimentali turbolente (mollato ma ancora innamorato della moglie uno, single senza voglia di accasarsi l'altro), dovranno fingere davanti agli assistenti sociali (Francesco Montanari e Riccardo De Filippis che sembrano girare dalle parti di Super G) di avere mogli stabili, non senza innescare doppi sensi e girandole amorose nella notte di Natale. Ci sono quindi gli equivoci, le guepierre, le provocazioni sessuali e gli scambi di persona, tutto però è quieto, all'acqua di rose e alleggerito: nessuno viene penetrato, nessuno si denuda, nessuno si fa male. Un Natale stupefacente è quindi una commedia come moltissime altre che si vedono in Italia, ripiegata sul massimo dei buoni sentimenti, affidata a qualche battuta tale solo sulla carta e senza nessuna particolarità se non la classica fattura raffazzonata e fotografia smarmellata.

Lillo e Greg come prevedibile travasano un po' del loro repertorio e del loro stile (le parole troncate e poi cambiate, i fraintendimenti e le canzoni nello stile di Latte e i suoi derivati) in quello che a tutti gli effetti è un collage di sketch e non una commedia dotata del classico intreccio inesorabile. Con poco filo logico e molta pretestuosità infatti si susseguono situazioni che prestano il fianco agli equivoci (i controlli a sorpresa nella notte della vigilia, la pizza fatta con la caciotta alla marijuana...) e alle reazioni di attori come Paolo Calabresi e Paola Minaccioni che nella mimica hanno di gran lunga più efficacia che nelle battute.

All'interno di questa cornice estremamente nota si inserisce quella che dovrebbe essere la modernità, ovvero un tocco di stoner comedy già anticipato dal titolo. Nel finale infatti è abbozzato una forma di scherzo un po' più duro e spietato, che tuttavia si rivela sempre in linea con l'obiettivo di fare un film vedibile da tutti, che non offenda niente e non turbi nessuno. I fattoni di Un Natale stupefacente non sono diversi dagli ubriachi delle commediacce di anni fa (ridono un po' di più), rimangono cioè in linea con il resto dello stile del film: una versione alleggerita ed edulcorata, sbiancata e acquietata di ciò che ci fa ridere nei film americani più duri (ma anche in quelli italiani più audaci), così che anche le mamme e nonne più conservatrici possano ridere davanti a persone fatte (per errore, sia ben chiaro!) di droga.

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