Natale da Chef, la recensione
Asciugato di volgarità, gag fisiche, sottomissione sessuale di donne messe per essere guardate, il cinepanettone Natale Da Chef è totalmente imborghesito
Impossibilitato a misurarsi con le sue solite gag fisiche per raggiunti limiti di età, gli ultimi film di Massimo Boldi lo vedono impegnato più che altro in gag verbali, arma che non è mai mancata al suo repertorio ma che in passato era più che altro un condimento, mentre ora è la portata principale. Natale da Chef lo vede costretto a misurarsi con assurdità, calembour, piccoli tormentoni e la solita assurda esagerazione di effetti pratici (di montaggio più che altro) troppo poco credibili per essere divertenti, in una trama che (paradossalmente) poteva essergli più congeniale di altre.
Diretto da Neri Parenti e prodotto da Massimo Boldi, Natale Da Chef non si prende nemmeno un rischio, vuole soddisfare il pubblico dei film di Natale di una volta e gli regala il cinepanettone, ricetta classica, a cui però il tempo ha sottratto le suddette gag fisiche di Boldi e anche la potenza sessuale di cui facevano le spese le donne, qui limitatissima a qualche apprezzamento al sedere della spogliarellista/pasticcera. Addirittura anche l’alfiere della comicità a gusto pessimo, Enzo Salvi, è ammansito nel ruolo di un ingenuo carabiniere continuamente raggirato.