Natale col Boss, la recensione

Slegato da qualsiasi idea di cinema natalizio, se non fosse per il titolo, Natale con il boss nei suoi momenti migliori è una parodia con Lillo e Greg

Critico e giornalista cinematografico


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Nonostante la parola magica “Natale” nel titolo e un vaghissimo riferimento al fatto che tutta la storia si svolga a ridosso della notte di Natale (ma sembrano tutti vestiti da estate, leggeri e tranquilli e non c’è nessun riferimento che leghi la trama alla ricorrenza, nè addobbi in giro), Natale con il boss è una commedia che non ha niente a che vedere con il cinepanettone e tra le 4 interpretate da Lillo e Greg per la Filmauro è, assieme a Colpi di fulmine, quella in cui il loro segmento sembra appartenergli di più.

Stavolta le storie non sono separate come avevano sperimentato nei primi due film, ma intrecciate, eppure poco cambia. Lillo, Greg, Paolo Ruffini e Francesco Mandelli non sono quasi mai in scena insieme, le loro avventure sebbene collegate corrono parallele. I primi due sono chirurghi che hanno rifatto (male) la faccia ad un boss della malavita e ora sono in fuga dalla camorra, i secondi invece due poliziotti dall’atteggiamento americano e l’idiozia italiana che indagano su questa storia.

Mandelli ripropone quindi il suo personaggio del poliziotto duro e inflessibile anche su questioni sceme, mentre Ruffini fa la spalla. Dall’altra parte Lillo e Greg scappano da ospedali a case pacchiane di boss fino a carceri e poi teatri utilizzando tutto il loro repertorio. Come sempre e come è tradizione non stiamo parlando infatti di un film vero e proprio ma di un insieme di gag. I personaggi non sono tali, non hanno loro psicologie, una loro coerenza o delle caratteristiche tramite le quali possiamo identificarli ma esistono in quanto veicoli per battute, dunque di volta in volta assumono personalità e toni necessari per far ridere in quell’interazione. E indubbiamente quando riescono a marciare al loro passo Lillo e Greg sono divertenti, sia con idee originali che con il repertorio più noto di botte in testa.

Ad avere pochissimo senso invece è la coppia Ruffini/Mandelli. Priva di qualsiasi chimica, lavora su gag individuali lontanissime dagli standard duri sia di Ruffini (che al cinema però non è mai stato all’altezza degli exploit televisivi) che di Mandelli (molto più estremo quando in coppia con Biggio). A salvarli c’è solo la maniera in cui il film in certi punti vira verso la parodia di Gomorra (film e serie).

Come spesso capita nelle produzioni Filmauro a mancare è proprio il respiro del cinema. Per salvare la parte migliore di Natale con il boss e il suo ritmo (che se non altro è elevato e non annoia) forse la collocazione ideale non dovrebbe essere la sala quanto la televisione. Lo special natalizio non rientra nella tradizione italiana eppure potrebbe essere l’identità migliore per un prodotto simile (al netto della mancanza del Natale con i suoi luoghi comuni e la sua estetica).

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