Nailbiter vol. 2: Mani insanguinate, la recensione
Abbiamo recensito per voi "Mani insanguinate", secondo volume della serie Image Comics Nailbiter
Se i titoli su citati sono tutti apprezzabili, il fiore all'occhiello di Williamson sul fronte del fumetto creator-owned pare sempre di più essere Nailbiter, una serie che sin dal titolo si era sicuramente presentata come una storia horror dalle tinte splatter, ma che nel tempo si sta rivelando essere molto di più. Come vi abbiamo già ricordato nella recensione del primo volume edito da saldaPress, Nailbiter tratta le vicende attuali della cittadina di Buckaroo, in Oregon, famosa per aver dato i natali a ben sedici tra i più efferati e sanguinari assassini americani nel corso degli anni, tra i quali vi è anche il Mangiaunghie che dà il titolo all'opera, al secolo Edward Charles Warren, recentemente uscito di prigione nonostante le sue malefatte e ora praticamente a piede libero. Al di là di quello che il titolo può far erroneamente credere, però, questi è solo uno dei tanti protagonisti (e al momento nemmeno il principale) di un'opera corale che ha proprio nei suoi tanti ed eterogenei personaggi uno dei suoi maggiori punti di forza.
Una pregevole chicca di questo secondo volume di Nailbiter, intitolato Mani insaguinate, è quella che vede la presenza di una guest-star assai nota nel mondo (reale!) del fumetto: Brian Michael Bendis. Lo sceneggiatore di moltissimi titoli della Marvel Comics, uno dei nomi più longevi e potenti dell'industria dei comics americani è infatti inserito come personaggio bidimensionale di questa serie, cosa che trasforma questo racconto in qualcosa di più vicino al metafumetto: questo episodio, inutile dirlo, è davvero spassoso e costituisce una variazione di registro rispetto ai toni generali della storia.
Un'altra sensazione costante che aleggia nella mente di chi legge i fumetti di Williamson è che questi riesca a mettere la sua storia e i suoi testi fortemente al servizio dell'artista di turno con cui collabora (basti pensare al Flash di Carmine Di Giandomenico per averne una prova): anche in Nailbiter, la parte grafica è assolutamente all'altezza di quella testuale, grazie al lavoro del disegnatore Mike Henderson, che con il suo stile pulito e pop, molto elegante e plastico, che "compromette" il realismo più puro in funzione di una sintesi esemplare con uno stile più stilizzato, si dimostra perfetto per raccontare una storia di questo tipo; le sue matite alleggeriscono positivamente il racconto, rendendolo estremamente dinamico e fluido, quasi come fosse un film.